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Doppio attentato a Bengasi fa oltre 30 morti. Libia sempre più nel caos

by La Redazione
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Bengasi, 24 gen – Strage a Bengasi in seguito allo scoppio di due autobombe. L’ultimo bilancio parla di 33 morti e oltre 70 feriti. Tra le vittime molti alti esponenti dell’intelligence, responsabili di mantenere la sicurezza in città. Alcune fonti ritengono che l’obiettivo del duplice attentato, fosse il generale Mahdi Falah, capo del controspionaggio libico, che è rimasto ferito.
Il duplice attentato, con le esplosioni avvenute a 10/15 minuti di distanza l’una dall’altra è avvenuto alle 21 ora locale fuori dalla moschea Baiat al Ridwan nel quartiere centrale di al-Sleimani, poco lontano dalla zona portuale. I fedeli stavano uscendo al termine della preghiera serale. Si è trattato di uno degli attentati più sanguinosi della Libia post Gheddafi, e l’Onu l’ha definito un crimine di guerra.
La missione delle Nazioni Unite nel paese nordafricano, infatti, ha condannato il gesto via twitter affermando: “Gli attacchi diretti o indiscriminati contro i civili sono proibiti secondo le leggi umanitarie internazionali e costituiscono un crimine di guerra”. Anche l’ambasciata d’Italia a Tripoli ha espresso la sua condanna e ha invitato i libici a unire le forze contro il terrorismo.
Anche se al momento l’attentato non è ancora stato rivendicato, si pensa che a colpire sia stata una cellula terroristica appartenente allo Shura Council of Benghazi Revolutionary, una coalizione di milizie integraliste islamiche di cui fanno parte la famosa Ansar al-Sharia, la brigata 17 Febbraio e la brigata Rafallah al-Sahati. Tutte combattono da oltre tre anni contro le forze leali al generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico e uomo tra i più potenti della Libia di oggi.
L’esercito nazionale libico di Haftar negli ultimi tempi ha più volte affermato di aver sconfitto gli integralisti e di avere il controllo dell’area portuale. Ma gli attentati fuori dalle moschee, seppure meno frequenti, sono continuati. Inoltre pochi giorni fa, il 15 gennaio, gli scontri avvenuti nei pressi dell’aeroporto di Tripoli avevano provocato almeno 20 morti e oltre cento feriti e lo scalo era rimasto chiuso per una settimana.
Anna Pedri
 

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