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In fondo all’arcobaleno: le drammatiche testimonianze dei genitori di adolescenti transgender

by Alice Battaglia
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Roma, 16 mar –  Viviamo anni di incessante bombardamento mediatico a favore delle derive più deliranti della modernità: una su tutte, la squilibrata idea che la disforia di genere non sia una patologia ma la “vera chiamata del proprio genere sessuale”. Una tesi che dai discorsi di media e università in gran parte americane si è diffusa come una pandemia anche in Europa.

Si fa da tempo un gran parlare di chi da adulto sceglie la via transgender, vale a dire la transizione da un sesso biologico a un altro, ma ora ci si sposta sempre più verso la celebrazione della “diversità” di adolescenti e bambini che cambiano sesso affermando di non identificarsi con il genere di nascita. Ed è tutto un gran vociare e commuoversi per quei genitori che, tra una lacrima di gioia e un sorriso alla telecamera di Vice, annunciano con orgoglio che Michael è ora Michelle e in casa regna la serenità.

Distopia

Ma è davvero questa la realtà? Un’impressionante testimonianza contraria arriva da Public Discourse, il giornale dell’Istituto Witherspoon, un ente di ricerca indipendente di orientamento conservatore. La rivista ha ospitato in cinque diverse interviste il punto di vista di quei genitori di adolescenti transgender che non hanno nulla da celebrare. Sono genitori che soffrono e si ritrovano vittime impotenti di questa distopia. Comprensibilmente hanno preferito mantenere l’anonimato, soprattutto per timore delle ripercussioni legali: i genitori che non supportano il cambio di “identità di genere” dei propri figli, infatti, rischiano di perderne la custodia, e in alcuni stati come il New Jersey sono addirittura gli insegnanti a incoraggiare altri genitori alla delazione e alla denuncia dei reprobi.

Disturbi mentali

Sono storie di oltraggi spaventosi, quelle raccontate in queste interviste. C’è l’angoscia della mamma di una ragazzina di 14 anni, già provata da eventi traumatici e dipendente da Internet, che ha annunciato da un giorno all’altro di essere transgender, e di sentirsi un “uomo pansessuale”. A questo ha fatto seguito l’incontro con diversi esperti di salute mentale, tutti concordi nella diagnosi di depressione e disturbo dell’ansia, ma soprattutto nell’appoggiare questa “necessaria” transizione di genere, e nel convincere la madre che sua figlia fosse in realtà suo figlio. A 16 anni la ragazza è scappata di casa denunciando la mancanza di supporto dalla propria famiglia, a 17 si è sottoposta a una mastectomia e isterectomia totale. “La mia bellissima figlia oggi ha 19 anni e ha la barba, è senza fissa dimora, vive in condizioni di estrema povertà e ha gravi disturbi mentali, e sta pianificando la completa transizione da donna a uomo”, racconta la donna tra le lacrime.

Ci sono altre storie, tutte dall’esito drammatico, e tutte spaventosamente simili nei loro percorsi. “Aveva 17 anni quando è tornata da un campus del college parlando di generi non-binari, e nel giro di tre mesi aveva lasciato la scuola, aveva distrutto la sua apparenza femminile e il suo vocabolario forbito, scambiandoli con capelli cortissimi, vestiti da ragazzo, parolacce e atteggiamenti sgarbati: ci disse infine che si sentiva un uomo” racconta un altro genitore.

Cosa succede nei campus universitari

L’ambiente dei campus universitari, l’immersione totale nei social network, i seminari promossi dalle scuole dove si glorifica l’identità transgender sono terreni fertilissimi per indurre i più giovani a credere che cambiare sesso sia la soluzione alle angosce adolescenziali, e la logica evoluzione delle loro vite, in un’età in cui la confusione regna sovrana per ovvie ragioni biologiche. Di questo terreno, che spesso si trasforma in un’infinita distesa di sabbie mobili, nessuno parla. E quelli che ci provano, come questi genitori disperati, vengono ridotti al silenzio, con le buone o con le cattive. “Ho scritto ai giornali, ai senatori del mio Stato, al Congresso, nessuno mi ha ascoltato, nessuno ascolta quelli come noi che cercano di raccontare un’altra faccia della medaglia, quella che nessuno vuole sentire”,”Ho riportato questi fatti online, e i miei post sono stati rimossi con l’accusa di transfobia” “Quando ne ho parlato su Internet il mio profilo è stato chiuso, sono stata bannata dai forum”, “Nessuno risponde a domande ovvie sul perché i dottori siano così unanimi nel prescrivere farmaci dagli effetti tanto pericolosi, perché medici che hanno giurato di salvare le persone siano perfettamente d’accordo nel mutilarle”: queste sono le voci inascoltate di genitori ignorati e denigrati, messi sotto accusa e allontanati dai propri figli, per il solo fatto di non essere allineati a qualcosa che non li protegge, ma li fa a pezzi.

Alice Battaglia

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2 comments

Jos 16 Marzo 2019 - 1:50

…serve URGENTEMENTE fare pulizia …eliminare la menzogna…

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