Roma, 19 giu – Ebrahim Raisi è il nuovo presidente dell’Iran. I dati sono ancora parziali, ma per i contendenti non c’è ormai margine di recupero. L’ayatollah Raisi si aggiudica al momento 17,8 milioni di voti, in termini percentuali il 62%, tenendo ad ampia distanza gli altri tre candidati. Circa 3,3 milioni di voti vanno a Mohsen Rezai, 2,4 al riformista ed ex governatore della Banca Centrale Abdolnasser Hemmati e un milione ad Amirhossein Hashemi-Ghazizade. Tutto come previsto dunque, ha vinto il favoritissimo.
Manca ancora il dato sull’affluenza, stando alle prime stime dovrebbe essere intorno al 50%. Ieri molti media internazionali insistevano su un probabile crollo, con l’affluenza attorno al 38%. Sembra invece che almeno la metà degli aventi diritti al voto si sia pronunciata.
Raisi nuovo presidente dell’Iran, i rivali riconoscono la vittoria
Stando poi a quanto riferito dall’agenzia Fars, i due principali candidati rivali hanno già riconosciuto la vittoria di Raisi, congratulandosi con lui. “Le sue iniziative sulla scena interna e internazionale portino onore alla Repubblica Islamica, uno sviluppo dell’economia, la calma e il benessere per il popolo iraniano”, ha scritto Hemmati in un messaggio diretto al vincitore. Anche Rezai si è congratulato con “il presidente eletto Raisi”, dicendo che “le elezioni del giugno 2021, davanti agli occhi di osservatori e analisti globali, hanno dimostrato ancora una volta che l’orgogliosa nazione iraniana non esita a proteggere la Repubblica Islamica e a rafforzare il suo potere e la sua sicurezza”. Nessuna particolare schermaglia post voto insomma. L’agenzia Irna riporta poi il messaggio del presidente uscente Hassan Rohani, che a sua volta si congratula con il successore, pur non potendo “farne il nome” poiché i risultati non sono ancora ufficiali.
Un’opportunità da cogliere
Come evidenziato ieri su questo giornale, la visione geopolitica di Raisi può favorire il ripristino di legami commerciali con l’Italia. Fino a due anni eravamo il primo partner economico dell’Iran tra gli Stati membri dell’Ue. Una lunga storia di relazioni commerciali di fatto quasi mai interrotta. Nel 2011 l’interscambio tra Roma e Teheran aveva raggiunto i sette miliardi di dollari, crollato a meno di un quinto nel 2013 a causa delle sanzioni internazionali a cui al solito non ci siamo sottratti.
Poi però, con la firma dell’accordo che poneva fine al programma di sviluppo e di arricchimento dell’uranio, avevamo triplicato l’interscambio. Basti pensare che nei primi nove mesi del 2017 era risalito sfiorando i tre miliardi e mezzo di dollari. Dal 2018 l’offensiva di Trump, l’ennesimo intervento delle Nazioni Unite e l’allineamento Ue hanno di nuovo ribaltato tutto. Il percorso per tornare ai livelli di qualche anno fa è senz’altro lungo e irto di ostacoli. Difficile pensare che l’Italia non trovi zavorre, veti, opposizioni internazionali. Adesso però abbiamo un’opportunità all’orizzonte per tornare sul sentiero tracciato e troppo presto abbandonato. Proviamo a coglierla.
Eugenio Palazzini