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Ecco perché la sinistra è alla frutta anche negli Stati Uniti

by Lorenzo Zuppini
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Roma, 7 nov – Sono passate le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti e la sinistra americana si è mostrata in condizioni devastanti: i democratici sono riusciti a conquistare solo la Camera, lasciando il Senato al Grand Old Party di Trump. Risultato magro, visto che solitamente accadeva il contrario, ossia la conquista da parte dell’opposizione di entrambi i rami del Congresso. Trump, difatti, ha giustamente esultato. L’album delle figurine della sinistra è stato pressoché completato. I democratici hanno chiamato a raccolta la schiera al gran completo dei rappresentati delle pseudo minoranze. Loro hanno bisogno di simboli a garanzia della propria insipienza. Difatti oggi l’America sta vivendo uno dei periodi più sereni mai visti. Si sta avviando verso la piena occupazione, i posti di lavoro nascono come funghi nel bosco bagnato e la linea dura tenuta da Trump in politica estera ha permesso di mettere al loro posto individui ambigui come il dittatore nordcoreano, sin troppo lasciato libero di sganciare bombe durante l’era Obama. Dunque, di fronte a tanto successo, il partito democratico ha ripiegato verso i cari vecchi argomenti da frignoni iper sensibili.
Stanno stappando bottiglie su bottiglie per l’entrata nel Congresso delle prime due donne musulmane, ossia Ilhan Omar in Minnesota e Rashida Tlaib in Michigan. E insomma, vista la tragedia che si sta consumando in Pakistan, ove la cristiana Asia Bibi sta rischiando la pelle nonostante sia stata respinta la richiesta di impiccagione per blasfemia, mentre centinaia di migliaia di musulmani manifestano chiedendone la testa, straparlare di gran vittoria per le due signore velate che varcheranno la soglia del Congresso appare quanto meno di cattivo gusto. I grandi pensatori liberal, Bergoglio compreso, che si sbattono da mattina a sera per l’abbattimento dei muri in favore dei ponti non sono pervenuti: la vicenda Asia Bibi li metterebbe in imbarazzo, scoperchiando il vaso di Pandora ossia quella bugia clamorosa chiamata pluriculturalismo. Insomma, le due musulmane là dentro a niente serviranno se non a proseguire la narrazione posticcia di un mondo in cui il miscuglio di etnie e culture pare sia doveroso e inevitabile, garantendo la fucilazione immediata per chiunque osi ancora parlare di popoli diversi che hanno le proprie terre e di terre che hanno i propri popoli.
Poi c’è anche Sharice Davids, la prima nativa americana alla Camera. 38 anni, dal Kansas, avvocato, istruttrice di arti marziali ma soprattutto lesbica. Dovrebbe essere, per chi sia ancora mentalmente lucido, un particolare irrilevante vista la necessità di giudicare le idee proposte dalla persona, infischiandosene di chi scopi con chi dentro la camera da letto. Al contrario, l’omosessualità della signora nativa era un boccone troppo ghiotto perché i democratici non vi si scaraventassero, anche e soprattutto viste le origini della Davids. Vuoi mettere candidare una donna che racchiude in sé ben due delle famigerate minoranze che il liberal tanto si affannano a difendere? Dalle riserve, al Congresso, magari arrivandoci per mano con la propria compagna. Lo spiattellamento su scala mondiale delle voglie private e degli istinti personali, elevando il tutto a ineccepibile curriculum.
La campagna d’odio sessuofobico scatenata contro Trump, e alcuni suoi affezionati come Brett Kavanaugh, è andata a vuoto. Le sfilate di migliaia di donne in tutto il mondo per protestare contro la famigerata misoginia e le famose molestie sono rimaste tali, ossia passeggiate buone per chi ha voglia e tempo da dedicare all’allenamento della propria fantasia. Una ragazza intervistata durante una di queste scampagnate affermò in diretta nazionale che “tutte le donne che conosco sono state molestate almeno una volta nella vita. Io addirittura sono stata anche violentata”. Partendo dal presupposto che queste bamboline ritengono che anche uno sguardo sia violenza, scrutandole un attimo dal davanti e dal retro supponiamo che difficilmente qualcuno abbia mai alzato un dito su di loro. E, battute a parte, si è trattato di una delle più grandi azioni di sputtanamento a livello planetario nella storia dell’uomo. Il sopracitato Kavanaugh, oggi giudice repubblicano della Corte Suprema, è stato osteggiato dal mondo liberal hollywoodiano per le accuse che una mitomane gli aveva mosso contro e che riguardavano fatti di alcuni decenni fa. Tutto qui, niente di concreto, ma vite e dignità buttate nel cesso per le manie di grandezza di qualche signorina in cerca di accordi vantaggiosi. Nel loro mondo, per scopare si deve stipulare un contratto.
Il finale lo merita Brian Kemp, nuovo governatore della Georgia a cui i democratici avevano contrapposto una donna di colore. Ecco, otto anni di Obama sono bastati, e gli americani ne hanno le scatole piene di gente che si presenta al pubblico chiedendo la sua fiducia sulla base della colorazione dell’epidermide. Andate a guardare il video di presentazione di mister Kemp, saprebbe far resuscitare anche i morti: fucili, esplosioni, grandi pic-up e la l’ammissione spavalda d’appartenere alla razza ferrigna dei conservatori. Le armi fanno parte del dna di quel paese, la proprietà privata ognuno deve poterla difendere al massimo delle proprie possibilità e, come direbbe Bolsonaro, il miglior criminale è quello morto stecchito. Qualunque cosa si pensi a riguardo, chiaramente.
Lorenzo Zuppini

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1 commento

Giorgio 8 Novembre 2018 - 10:32

Personalmente userei piu’ cautela nel parteggiare per i Repubblicani e sostenere le vittorie di Trump, Bolsonaro ecc. (certo tra la Clinton e Trump: nessun dubbio !).
Inoltre a riguardo dei nativi americani, piu’ famigliarmente gli “indiani”, pur non entrando nel merito delle scelte sessuali della tizia che è stata eletta e di chi l’ha supportata e le ragioni, credo che occorra considerare le tradizioni, il modo di vivere insomma lo stile degli indiani posto a confronto con un Paese che ha fatto dell’arroganza mascherata da interventi umanitari e guerre esporta-democrazia la sua politica estera. Anche il signor Trump, forse perchè ha le mani legate, continua con le guerre moderne fatte di sanzioni economiche e non solo (vedi Iran e Siria), quindi non trovo elementi per una scelta cosi’ sicura al sostegno di una parte.
Cosi’ il citato neo eletto presidente gialloverde (quello sudamericano!!) pur rappresentando una netta presa di posizione: voglia di ordine (60.000 omicidi in un anno) e pulizia da corruzione, considerato le politiche economiche a cui sembra ispirarsi (trionfo del libero mercato con cio’ che inevitabilmente segue) e non solo questo, non credo meriti un sostegno a priori solo perchè di fronte si trovava uno sgangherato erede di Lula.

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