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Egitto, le zampe di gallina e l’altra bomba migratoria che rischia di travolgerci

by Eugenio Palazzini
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Roma, 27 mar –  Per l’Italia, e più in generale per l’Europa, il dramma tunisino si traduce in una bomba pronta a esplodere da un momento all’altro. Rischiamo, per essere ancora più chiari, un’ondata migratoria senza precedenti. E’ quanto segnaliamo su questo giornale da giorni e quanto ribadito dallo stesso governo italiano, prima in sede europea dal premier Giorgia Meloni e poi dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il collasso economico della Tunisia potrebbe insomma innescare un esodo di immigrati verso le nostre cose senza precedenti. C’è però anche un’altra nazione nordafricana che sta vivendo una situazione allarmante e dunque da monitorare attentamente: l’Egitto. Essendo travolto da una crisi alimentare drammatica, come fatto notare dall’intelligence italiana, anche da quel Paese si teme un boom improvviso di partenze.

Egitto, le zampe di gallina e la bomba migratoria

Il carovita in Egitto sta attanagliando la popolazione a tal punto che il governo de Il Cairo ha suggerito ai cittadini di cucinare pure le zampe di gallina, parte del volatile solitamente riservata all’alimentazione degli animali domestici. Il suggerimento ha innescato immediatamente la rabbia delle famiglie egiziane, con il governo sotto accusa e giudicato colpevole di non fare abbastanza per contrastare la crisi economica. L’Egitto è alle prese con un’impressionante impennata dell’inflazione che a marzo ha superato il 30%. Non è certo l’unico Paese al mondo alle prese con l’inflazione, ma è tra quelli che la stanno subendo maggiormente.

Una grossa fetta della popolazione non riesce più ad acquistare i beni di prima necessità e i prezzi di alcuni prodotti sono schizzati alle stelle, addirittura triplicati in pochi giorni. “Mangio carne una volta al mese, oppure non la compro affatto. Compro il pollo una volta alla settimana”, ha dichiarato una madre di tre figli alla Bbc. “Il prezzo di un chilo di filetti di pollo è di 160 lire egiziane (2,88 euro)”, ma adesso si vendono pure le ossa e le zampe che costano “solo 20 lire egiziane” (0,61 euro). Il problema vero è che l’Egitto si regge in larga parte sulle importazioni di cibo, con un’agricoltura nazionale che arranca e non riesce a coprire il fabbisogno egli oltre 100 milioni di abitanti. A gennaio il governo de Il Cairo ha ulteriormente svalutato la lira egiziana, con il costo delle importazioni, anche del greano, aumentato vertiginosamente.

Di qui l’allarme degli 007 italiani: dall’Egitto si rischia un esodo verso le nostre coste simile a quello tunisino. Un dramma in parte già esistente, basti prendere in considerazione i dati forniti dal ministero dell’Interno. Sulla base delle autodichiarazioni, degli oltre 20.300 migranti sbarcati in Italia nel 2023, 3.310 sono di nazionalità ivoriana (16%), seguono quelli provenienti da Guinea (2.951, 14%), Pakistan (1.974, 10%), Bangladesh (1.650, 8%), Tunisia (1.587, 8%) e appunto Egitto (1.176, 6%). Se quest’ultima nazione dovesse arrivare al collasso economico, le conclusioni da trarre sono sin troppo facili in termini di aumento dei flussi migratori.

Eugenio Palazzini

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1 commento

fabio crociato 28 Marzo 2023 - 9:26

Urbanizzazioni folli, acriticamente universali, scomposte, maleficamente produttive … fondate su disvalori, di fatto carceri per l’ anima, per lo spirito prima ancora che per il corpo. Non sarà questa la prima causa ?

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