Vienna, 11 ott – Ormai ci siamo quasi. Il 15 ottobre gli austriaci potranno tornare alle urne per eleggere il nuovo governo. A una manciata di giorni dal voto, il Partito popolare (Övp), cioè il centro-destra, è davanti nei sondaggi con un corposo 33%. Seguono praticamente alla pari i sovranisti del Partito della Libertà (Fpö) e i socialdemocratici (Spö), che si attestano entrambi intorno al 25%. I popolari, quindi, hanno ottime possibilità di ottenere la maggioranza e la leadership del prossimo governo, spodestando così l’attuale e discusso cancelliere Christian Kern, che corre per rinnovare il suo mandato.
Ad ogni modo, la situazione politica in Austria è molto cambiata rispetto a un anno fa, allorché i due partiti tradizionali (popolari e socialdemocratici) furono presi a pesci in faccia all’elezione per la carica di presidente della Repubblica, non riuscendo neanche ad arrivare al ballottaggio. Allora, infatti, andò in scena la votazione al cardiopalma tra Hofer (Fpö) e Van der Bellen (ex verde, ma presentatosi da indipendente). In quel caso i sovranisti si accreditarono come la prima forza politica del Paese e divenne chiaro a tutti che la “grande coalizione” tra Övp e Spö non sarebbe più stata possibile.
Se i socialdemocratici hanno deciso di investire nuovamente sull’attuale cancelliere, i popolari, invece, hanno candidato un giovane brillante e telegenico, ossia Sebastian Kurz, che – nonostante i suoi 31 anni – riveste attualmente la carica di ministro degli Esteri. Kurz, con una campagna elettorale sbilanciata “a destra”, si è dunque profilato come il probabile vincitore delle elezioni. Puntando molto sulla critica all’immigrazione, è infatti riuscito a intercettare il voto di chi si era rivolto alla Fpö solo in segno di protesta.
I sovranisti di Strache, dal canto loro, sembrano avere buone possibilità di centrare il secondo posto. E, in ogni caso, starebbero valutando l’opportunità di formare una coalizione di governo con i popolari. Questo avrebbe come vantaggio la possibilità di influenzare direttamente le politiche dell’esecutivo, ma potrebbe anche rivelarsi un boomerang: già Haider, quando si alleò con i popolari in un governo di centro-destra, finì per perdere numerosi consensi. L’abbraccio con i moderati infatti, anche se riscopertisi vagamente anti-immigrazionisti, spesso può essere fatale.
Giulio Prettenthaler