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Ergastolo per l’attivista trans, ma finisce in un carcere femminile: macellò e bruciò 3 persone

by Cristina Gauri
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attivista trans

Roma, 21 giu — Dana Rivers, l’ex attivista trans che ammazzò barbaramente una famiglia di tre persone e ne fece un rogo, passerà il resto della vita in galera senza possibilità di libertà condizionale. Lo ha sentenziato il 15 giugno, il giudice Scott Patton, che ha definito il caso «il crimine più depravato» che avesse mai gestito durante i suoi 33 anni di mandato. Peccato che di «giustizia» in questo caso è davvero difficile parlare: Rivers, 68 anni, si identifica come donna e grazie alle inique leggi californiane sconterà il «fine pena mai» in un carcere femminile.

L’efferato triplice omicidio compiuto dall’attivista trans nel 2016 sconvolse la comunità Lgbt americana per ferocia e sadismo dell’esecuzione. A perdere la vita furono due donne lesbiche unite in matrimonio civile, Charlotte Reed e Patricia Wright, e il figlio Benny Diambu-Wright.

Trans ammazza tre persone, lo rinchiudono a vita in un carcere femminile

In base all’attuale legge della California, Rivers può essere accolto in un istituto correzionale femminile, perché «legalmente donna». La California, come è noto, ha una delle politiche di self-id carcerario tra le più liberali del Paese, fatto che sta mettendo in pericolo le vite di migliaia di donne detenute nelle strutture dello Stato. Non è un caso che immediatamente dopo l’entrata in vigore della legge sull’autoidentificazione i centri correzionali della California siano stati colpiti da centinaia di richieste di trasferimento da parte di detenuti maschi, mai identificatisi come «trans» prima di allora. I detenuti maschi non hanno dunque bisogno di identificarsi come transgender per richiedere il trasferimento o la sistemazione immediata in un carcere femminile e possono semplicemente dichiararsi «non conformi al genere» o non binari.

Prima degli omicidi, Rivers era noto come attivista trans contro le «discriminazioni di genere»: veniva regolarmente invitato a parlare nelle università — tra cui Stanford e UC Davis — ed aveva fatto parte del consiglio di amministrazione della Fondazione internazionale per l’educazione di genere (Ifge). La mossa di collocare Rivers in una prigione femminile sembra essere legata a doppio filo il suo passato nell’attivismo Lgbt.

Omicidio efferato

Il sanguinoso fatto ebbe luogo a Reed a Oakland, in California. Quando le autorità arrivarono sul posto trovarono Rivers, coperto di sangue e benzina, mentre fuggiva dall’abitazione delle vittime che aveva appena dato alle fiamme. Nel corso della perquisizione gli agenti trovarono addosso a Ruivers un cacciavite insanguinato, un coltello, un tirapugni proiettili, spray al peperoncino e l’iPod di Benny Diambu-Wright. Il trans aveva letteralmente macellato le sue vittime pugnalandole dozzine di volte a colpi di coltello e cacciavite, massacrandole di botte e infine esplodendo colpi di arma da fuoco per «finirle». Poi aveva gettato i loro corpi nelle fiamme. Rivers confessò di aver ucciso le due donne e il loro figlio, ma si dichiarò non colpevole riguardo l’accusa di triplo omicidio nel 2017.

Motivazioni sconcertanti

Sconcertanti le motivazioni alla base del massacro: Rivers, che era a capo delle Deviants, una banda di motocicliste donne legata agli Hell’s Angels (che ironia: un uomo che si definisce donna finisce con il comandare un gruppo femminile) non accettava che Charlotte Reed (una delle future vittime del trans) avesse lasciato il gruppo. Per tale futile motivo Rivers macellò la Reed, la compagna e il figlio adolescente della coppia.

Cristina Gauri

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Uccise, macellò e bruciò 3 persone: attivista trans condannato all'ergastolo, ma finisce nel carcere femminile - Rassegne Italia 22 Giugno 2023 - 10:42

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