
Per inciso, anche prescindendo da queste considerazioni, i ripetuti scacchi subiti dai Sauditi nello Yemen, ad opera delle milizie Houthi, sembrano rendere poco credibile un loro intervento nel ben più complesso scacchiere siriano, ma evidentemente i vertici politici e militari di Damasco hanno inteso di accelerare l’attacco all’Isis per scongiurare ogni rischio di intervento esterno. La direttrice d’attacco, stando a quanto riportato dal britannico Independent (http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/syrian-army-captures-ground-around-aleppo-ready-to-advance-on-raqqa-a6873086.html), passerebbe per Tabqa, base dall’esercito siriano persa – a vantaggio dello Stato Islamico – nell’agosto 2014 dopo una battaglia di diversi giorni, che aveva pesantemente intaccato il morale degli uomini di Assad. L’esercito ora dovrebbe essere a circa 20 miglia dalla località. La riconquista della base, rappresenterebbe dunque un segnale importante recapitato ad Al Baghdadi, per avvisarlo che i tempi, rispetto a poco meno di due anni fa, sono decisamente cambiati. Inoltre, Tabqa dista meno di 50 km da Raqqa, “capitale” dell’Isis, e costringerebbe improvvisamente gli uomini del Califfo sulla difensiva.
Infine, l’attacco al cuore del califfato potrebbe rafforzare l’alleanza tattica concretizzatasi nella battaglia di Aleppo fra Damasco e i curdi siriani, che occupano la fascia settentrionale del Paese, a nord dunque di Raqqa, e che avrebbero tutto l’interesse a cooperare nuovamente con l’esercito siriano per eliminare la minaccia rappresentata dagli uomini dell’Isis sulle loro città.
Mattia Pase
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Speriamo che ce la facciano…