Roma, 10 apr – Non toccare la pelle del drago. Di primo acchito, a leggere le dichiarazioni di Emmanuel Macron di rientro dalla Cina, viene in mente il romanzo nato dalla fantasia di Giuseppe Genna. Partito per sondare, tra le altre cose, la disponibilità di Xi Jinping di mediare sulla guerra in Ucraina, il presidente francese è tornato a Parigi persuaso che sia preferibile non stuzzicare troppo Pechino. Dunque non è proprio il caso, a suo avviso, seguire pedissequamente la linea dura imposta dagli Usa, in particolare sul dossier Taiwan. “La questione che abbiamo di fronte noi europei è la seguente: abbiamo interesse a un’accelerazione su Taiwan?”. Risposta implicita: assolutamente no. “La cosa peggiore sarebbe pensare che dobbiamo metterci in scia e adattarci al ritmo americano e a un’over-reazione cinese. Perché dovremmo andare al ritmo scelto dagli altri?”, domanda Macron, secondo cui il rischio di andare dietro a Washington, nella fattispecie, significherebbe adottare una “strategia autorealizzatrice” di una nuova guerra.
Macron fa infuriare Usa e Russia
In pratica, secondo il leader transalpino, è preferibile non alzare la voce con la Cina su Taiwan, evitando così un conflitto che rischierebbe di travolgere l’Europa soprattutto nel campo tecnologico. Macron ha poi ribadito con ancor più forza il concetto della necessaria autonomia europea, affermando che i Paesi Ue non devono essere “vassalli degli Stati Uniti”, evitando quindi di “lasciarsi coinvolgere in crisi che non sono le nostre”. Il riferimento è sempre alla crisi di Formosa. Parole, quelle del presidente francese, che non piaceranno affatto alla Casa Bianca. Esattamente come non è gradito alla Russia il suo tentativo di ergersi a mediatore del conflitto in Ucraina, tentando di coinvolgere maggiormente la Cina. La Francia “difficilmente può rivendicare il ruolo di intermediario tra Mosca e Kiev, poiché è indirettamente coinvolta nel conflitto dalla parte dell’Ucraina”, ha dichiarato, citato dall’agenzia Tass, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in una conversazione con la stampa russa.
Ora, Macron ha senz’altro grossi problemi in casa. E’ alle prese con una crisi economica e politica per certi versi senza precedenti in Francia, è “assediato” da una piazza che continua a contestare la sua riforma delle pensioni, l’opinione pubblica lo osserva con diffidenza e la sua popolarità Oltralpe è di conseguenza in continuo calo. Negli altri Paesi del Vecchio Continente non gli va meglio, non potendo contare certo su una particolare simpatia suscitata. Eppure, per quanto possa sembrare paradossale, a livello internazionale – almeno su un piano strettamente diplomatico – è l’unico leader europeo a muoversi da leader europeo. Lo fa guardando in primis all’interesse francese, chiaramente. Ciò nondimeno si muove con discernimento e visione, di questi tempi prerogative rare da reperire. Irritare in un sol colpo Mosca e Washington è già di per sé un buon segno di volontà indipendentistica, comunque la si pensi sugli approcci opportuni.
Autonomia strategica, “battaglia dell’Europa”
Ma non è tutto, perché a ben leggere le affermazioni del presidente francese, si nota quantomeno la capacità di comprendere quale dovrebbe essere il ruolo presente – e soprattutto futuro – di un’Europa perennemente in fieri. Macron ha infatti parlato di “battaglia per l’autonomia strategica” europea, alla base di qualsivoglia concetto di sovranità. “L’autonomia strategica deve essere la battaglia dell’Europa. Non vogliamo dipendere da altri su questioni rilevanti. Il giorno in cui non hai più scelta su energia, difesa, social network, intelligenza artificiale perché manchi delle tue infrastrutture su questi temi, rischi di uscire dalla storia”. E ancora: “Abbiamo creato un fondo europeo per missili e munizioni con una dotazione di 2 miliardi di euro”, ma non è sufficiente, ha precisato il presidente francese. “È chiaro che abbiamo bisogno di un’industria europea che produca più rapidamente. Abbiamo saturato le nostre scorte. Se la storia accelera, serve in parallelo che acceleri l’economia di guerra europea”. Dal piano militare a quello finanziario: “Non dobbiamo dipendere dall’extraterritorialità del dollaro”. Sarà sfacciato, sarà presuntuoso, sarà incapace di generare empatia. Eppure c’è del buono in questo Macron, padron Sam.
Eugenio Palazzini
1 commento
Ma quanto staremo dietro a doppiogiochisti palesi ? Un po’ Germany, sempre meno, e un po’, sempre più, Usa (con amici targati GB) che ti dà l’ Europa orientale su un piatto d’ oro (non argento!), a caro prezzo. Almeno recuperasse il Quebec ! Ma manco a pensarci. Pensiamo piuttosto veramente a cosa sarebbe la Cina oggi senza questo occidente che di fatto gli ha delegato davvero troppo: un avversario vero e non immaginario!