Washington, 7 gen – L’Fbi intende nuovamente compiere indagini sulla Fondazione Clinton, fatta nascere e retta dal 1997 dall’ex Presidente Bill Clinton, per presunti casi di corruzione. I quotidiani italiani riportano la notizia in modo ridotto, d’altra parte il giornalismo italiano ha scelto di schierarsi praticamente senza eccezioni con la Clinton ai tempi e sicuramente contro Trump ancora oggi, anzi insinuando che ci possa essere una pressione dell’attuale presidente che tenti in questo modo di delegittimare i propri avversari politici tramite le leve giudiziarie (tu quoque).
In realtà la puzza di marcio è tanta e solo l’enorme influenza dei Clinton sta impedendo che indagini del genere possano ricevere l’attenzione che meritano (e che avrebbero meritato anche in passato). Oggi però i Clinton cominciano ad avere i propri nemici anche nelle file del proprio partito: agli occhi di molti infatti, il fatto che la Clinton non si faccia decisamente da parte sta penalizzando il partito in vista delle prossime sfide politiche e il sistema dei seggi Usa, basato sullo spoils system, rende i senatori poco disposti a perdonare ad un leader di essere un perdente o peggio, un peso per il partito. Pertanto le indagini potrebbero anche avere una conclusione diversa stavolta.
Anche perchè innegabilmente di materiale su cui indagare c’è n’è parecchio: ad uso del lettore ne riportiamo una frazione.
Già nell’agosto del 2016 arrivarono alla stampa un dossier composto da mail provenienti dalla stretta collaboratrice di Hillary, la nota Huma Abedin (esatto, quella sposata con il promettente candidato democratico alla carica di Sindaco di New York Anthony Weiner la cui carriera si è conclusa con una condanna a 21 mesi di carcere per aver mandato, tra le altre delicatezze, foto dei propri “gioielli di famiglia” ad una ragazzina di quindici anni) dal quale sembrava ipotizzabile il fatto che fare donazioni alla Fondazione Clinton fosse una procedura preferenziale per accedere a colloqui e incontri al Dipartimento di Stato retto dalla moglie Hillary.
Vero? Falso? non lo sappiamo, vi lasciamo un paio di numeri su cui riflettere: su 154 incontri personali o telefonici non con membri del governo Usa avuti dalla Hillary nello svolgimento dei propri compiti al Dipartimento ben 85 sono avvenuti con donatori della Fondazione. Un po’ elevata come correlazione per non essere sospetta.
Lo stretto rapporto tra uffici del Dipartimento, finanze della fondazione e uomini dello staff della Clinton conosce altre sovrapposizioni: nel 2012 la stessa Abudin è stata contemporaneamente assunta al Dipartimento di Stato, alla Fondazione Clinton, responsabile dello staff personale della Clinton, dipendente di una società di consulenza di proprietà dei Clinton: una non separazione tra cerchia amicale/famigliare e uffici governativi più tipica ai cari amici sauditi ed al loro stato patrimonio della famiglia Saud che alla tradizione statunitense.
Il Washington post notò che il fratello di Hillary, Tody Rodham, era membro del consiglio di amministrazione di una società mineraria molto fortunata che riuscì ad ottenere uno dei soli due permessi di estrazione concessi da Haiti negli ultimi 50 anni, ma che qualche maligno avrebbe potuto correlare la cosa coi miliardi dei contribuenti americani che Hillary aveva fatto avere ad Haiti nello stesso periodo.
Tutto questo senza neanche toccare la questione più grave: quella legata ai vari contributi ottenuti dalle varie aziende e personalità coinvolte a vario titolo con lo scandalo Urarium One, scandalo del quale in qualche modo anche i giornali, obtorto collo, hanno dovuto parlare.
Il materiale su cui indagare è infinito: i semplici costi delle conferenze tenute dal buon Bill Clinton, non appena la moglie è diventata Segretario di Stato, sono lievitati e qualcuno ha trovato sospetti alcuni incarichi in particolare: come le conferenze da mezzo milione di euro tenute presso banche legate al Cremlino ad esempio.
Ci fermiamo, ma è chiaro che si tratta solo della punta di un iceberg dal quale, al minimo, traspare una concezione politica da “ancien régime” dove una famiglia mescola risorse statali con obiettivi privati in modo talmente smaccato che ricorda l’assolutista “l’Etat, c’est moi” : qualcosa che, anche se si dovesse scoprire che formalmente è stata rispettata ogni legge, dovrebbe comunque spaventare gli elettori americani ed occidentali.
In ogni caso ci permettiamo di sospettare che ad indagini compiute l’Fbi non faticherà a trovare illegalità e che l’esito di queste ricerche dipendano ancora più dalla forza del clan Clinton che dalla loro onestà.
Guido Taietti
Fondi sospetti e favori agli amici: ancora indagini sul clan della Fondazione Clinton
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1 commento
Tutto torna,ricordo che con la clinton segretario di stato furono commessi in paesi islamici atrocità orrende poiché fra i suoi sostenitori economici c’era un noto emiro……questa se ne frego’ altamente….. clinton,obama,trump……..c’era una volta il west,ora agli usa resta il ridicolo di università, dove , per fare un esempio , prima entrano i neri , poi le minoranze , poi trans_ gender e soggetti pseudo deboli, ora fortissimi,poi alla fine del ‘ convoglio’ , nel carro bestiame , i bianchi…………………gli eterosessuali dopo……speriamo ci lascino il posto in treno o sull’autobus.