Roma, 23 mag – E’ la regione più povera della nazione più povera d’Europa ed è balzata d’un tratto agli onori della cronaca internazionale, senza che in realtà sia accaduto alcunché (per ora) in questo lembo di terra noto per essere sconosciuto a tutti. Alzi la mano chi aveva sentito parlare di Gagauzia fino a poche settimane fa? Neppure il vantaggio di un’effimera fama come la vicina Transnistria, dettata in Italia da un libro partorito dalla fantasia di Nicolai Lilin. Eppure oggi si parla di questa entità territoriale autonoma della Moldavia, popolata da poco più di 157mila abitanti, perché secondo alcuni analisti potrebbe surriscaldarsi, trasformandosi in base d’attacco per le truppe russe verso l’oblast’ di Odessa. Come sempre, per comprendere meglio realtà e possibili mutamenti, è necessario osservare la mappa.
Gagauzia, l’avamposto filorusso puntato sull’Ucraina
Sì perché la Gagauzia non è semplicemente una piccola regione di un piccolo Stato confinante con l’Ucraina sud-occidentale, è anche e soprattutto terra di filorussi che parlano e pensano in russo, tra statue di Lenin e nostalgie sovietiche.
Sebbene sia l’unica area al mondo in cui la lingua gaugaza ha uno status ufficiale, la gran parte della popolazione si relaziona unicamente nella lingua madre della Russia. Soltanto alcuni over 40 usano comunemente il gagauzo, mentre il moldavo è pressoché assente. Lo stesso sito web ufficiale della Gagauzia è in russo, soltanto in russo. C’è però un “piccolo” particolare che distingue questa regione da un qualunque oblast’ della Federazione russa: lo stretto rapporto con la Turchia. Non a caso la governatrice eletta, Irina Vlah, per quanto essenzialmente filorussa, appare in foto accanto all’ambasciatore turco. Sullo sfondo, un emblematico ritratto di Ataturk.
Ciò che invece sulla carta distingue nettamente la Gaugazia dalla Transnistria, è il riconoscimento della sovranità moldava, sancito nel 1994 dopo quattro anni di indipendenza de facto. L’autonomia di questa regione è però talmente chiara da rappresentare una spina nel fianco di Chisinau, soprattutto per via dell’orientamento politico: in Gagauzia si guarda a Mosca, strizzando l’occhio ad Ankara. Non a caso a Comrat, capoluogo di questa regione autonoma, la Turchia sta costruendo un enorme Centro Culturale e Turistico. E pure il nuovissimo stadio di calcio è stato pagato dal consolato turco, giusto per ribadire quanto Erdogan tenga a questo pezzo di terra che osserva da nord-ovest lo strategico Mar Nero. Tra lo zar e il sultano, la grande assente (anche in questo caso) è l’Europa.
Eugenio Palazzini
2 comments
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Si guarda ad Ankara strizzando l’ occhio ai russi o, un domani, ai vincenti di turno, egregio E.Palazzini.
Quando riusciremo a finirla di definire un’ Area più o meno povera secondo i cannoni progressisti, capitalistico saccheggiatori, laici ateo guidati e via andare ?!?! Dobbiamo darci una regolata costruttiva, altrimenti si resta impigliati in una brutta rete. Ascoltare di più le voci che arrivano da lontano, spero non troppo lontano per il ns/vs futuro, se non di possibile gloria, almeno rispettabile.