Nel frattempo, grandi aziende del settore automobilistico hanno reso noto che i programmi di formazione dedicati agli immigrati, promossi dalla Merkel, sono andati bene. Così la Daimler, che aveva dato vita a tirocini (finanziati per metà con soldi pubblici tedeschi) di 14 settimane per quaranta richiedenti asilo, tra i 20 ed i 51 anni, provenienti da Afghanistan, Eritrea, Gambia, Nigeria, Pakistan e Siria. Il fine era quello di insegnare loro il tedesco ed il lavoro nelle fabbriche. Missione compiuta a quanto pare. Mentre la Porsche prepara l’ingresso nella sua squadra di undici dei tredici richiedenti asilo (dai 16 ai 38 anni) che avevano partecipato ad un programma di inserimento simile. “Eravamo fermamente intenzionati ad assistere i rifugiati nel loro processo di integrazione”, ha dichiarato Andreas Haffner del settore Risorse umane dell’azienda automobilistica, che a novembre avvierà un percorso identico per altri quindici persone e che ha intenzione di reinserire nel programma d’insegnamento anche i due non ancora pronti all’inserimento lavorativo che avevano partecipato ai corsi appena conclusi.
Il Ministero delle Finanze tedesche, nel frattempo, prevede che ben 77,6 miliardi saranno ancora spesi tra il 2017 ed il 2020 per gli immigrati, “per nutrirli, addestrarli al lavoro, dare loro una casa” volendo usare le parole del “Sole 24 ore”. Infatti, nonostante la responsabilità degli aiuti ricada sugli enti “regionali”, il governo centrale ha contribuito molto alla spesa in questo campo, assegnando ai länder 670 euro extra per ogni richiedente asilo ricevuto.
Poi, se “Alternativa per la Germania” supera la Cdu nella pur piccola regione del Meclemburgo-Pomerania, non state a farvi troppe domande, il perché è chiaro: è solo un modo per gridare “prima di tedeschi” e dire basta a queste politiche a tutti gli effetti razziste contro i cittadini.
Emmanuel Raffaele