Una scure fiscale che metterebbe definitivamente in ginocchio due dei comparti produttivi che ancora resistono , pur tra enormi difficoltà, nell’inferno della crisi economica greca. Tsipras, pur di sottostare ai diktat dell’Ue, sembra non avere intenzione di cedere alla protesta montante. Una presa di posizione che crea malumori all’interno dello stesso esecutivo, a cominciare dal ministro per lo Sviluppo rurale e alimentazione, Evangelos Apostolos, assediato tre giorni fa nella città di Komotini da un nutrito gruppo di agricoltori, e riuscito ad allontanarsi solo grazie all’intervento della polizia che ha allontanato i manifestanti con idranti e lacrimogeni.
Lo spontaneismo iniziale della protesta ha lasciato spazio, negli ultimi giorni, a una manovra coordinata: gli agricoltori stanno confluendo su snodi strategici per bloccare la viabilità della Grecia con trattori e camion; i pescatori, coadiuvati spesso dagli operatori portuali, hanno iniziato a bloccare anche il traffico marittimo. Nella giornata di ieri oltre duemila trattori hanno occupato il casello di Nikaia, lungo l’autostrada Atene – Salonicco. Per oggi pomeriggio l’appuntamento è stato fissato presso Mikrothives, importante zona agricola della Tessaglia. Qualora il governo non dovesse fare marcia indietro, i coordinatori della protesta hanno annunciato uno sciopero generale il prossimo 4 febbraio, con una mobilitazione generale che potrebbe portare alla paralisi della viabilità in tutta la Grecia e al blocco dei porti del Pireo e di Salonicco.
Francesco Pezzuto