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Il Front national cambia nome, ma occhio alla sindrome di Fiuggi

by La Redazione
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Roma, 8 mag – Il Front national cambia nome: sarà una nuova Fiuggi? Difficile dirlo adesso, anche se la fretta con cui è stata annunciata la metamorfosi del partito non depone a favore di Marine Le Pen e del suo entourage. La prima mossa dopo la vittoria di Macron, infatti, è stata proprio annunciare la grande trasformazione del movimento fondato nel 1972. La Le Pen annuncia di voler “proporre una trasformazione profonda del movimento: una nuova forza politica è più che mai necessaria per il futuro del nostro Paese”. E ancora: “Il Front National ora deve rinnovarsi per poter essere all’altezza di questa opportunità storica e delle attese dei francesi”. Si parla anche di un nuovo nome.

La volontà di smarcarsi dall’eredità del Front national era stata evidenziata già tra primo e secondo turno, quando la Le Pen si era dimessa da presidente del partito per sembrare più “ecumenica”. Anche in quel caso, tuttavia, la fretta era stata cattiva consigliera: come suo successore, infatti, era stato designato Jean-François Jalkh. Ma subito erano spuntate sue dichiarazioni “negazioniste” risalenti al 2000, una cosa di cui ovviamente nessuno sapeva nulla e di cui nessuno si ricordava, ma che la mossa della Le Pen ha avuto il merito di mettere in evidenza, con il risultato che, volendosi emancipare da alcuni temi scomodi, la Le Pen ci era ricaduta in mezzo con tutte le scarpe (alla fine presidente è stato fatto Steeve Briois). Non è detto che cambiare sia sempre negativo: in fin dei conti il Front national ha dei limiti oggettivi quanto alle sue possibilità di andare al governo. È un partito che, con il vento in poppa, può toccare il 35%, con un miracolo di strategia e comunicazione il 40%, ma è quasi impossibile che da solo possa portare la sua leader all’Eliseo. Non è un sacrilegio, quindi, voler costruire qualcosa che sia oltre, aggregando magari intorno a un asse radicale anche dei satelliti “moderati”.

L’impressione, tuttavia, è che si preferisca il coup de théâtre mediatico a qualsiasi costruzione reale e radicata. Non è detto che vada così. Magari si darà seguito alla strategia, abbozzata poco e male, ma comunque già in parte iniziata, di radicarsi nella Francia produttiva, nelle professioni, nei corpi sociali. Oppure si farà, appunto, una Fiuggi per dire che si è belli e buoni, proprio come i vari Fillon e i Sarkozy. Con il risultato che la gente voterà i Fillon e i Sarkozy originali, mentre il Front national perderà il voto militante. Staremo a vedere. Di sicuro tutti coloro che, in Francia, hanno influenza e radicamento nel partito dovranno impegnarsi affinché ogni evoluzione vada nel senso di una strategia realmente rivoluzionaria e non di un annacquamento perdente e immorale.

Adriano Scianca

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