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L’Isis rivendica l’attentato di Londra. È stato un “soldato del Califfato”

by La Redazione
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Londra, 23 mar –L’Isis ha rivendicato l’attentato di Londra. Il Site, il servizio di monitoraggio dell’attività jihadista sul web, ha riferito citando un organi di propaganda del sedicente Stato Islamico, l’Amaq News Agency, che l’attentato di Westminster sarebbe stato compiuto da un “soldato del Califfato”. Già ieri, quando ancora non si sapeva nulla su chi avesse agito, Rita Katz e i suoi collaboratori avevano prontamente ricordato: “l’uso di veicoli e di un coltello segue le istruzioni emesse da Isis per effettuare attacchi” nel mondo in mancanza di armi o sistemi più sofisticati. Oggi la conferma.

Quando ancora nessun gruppo terroristico aveva rivendicato l’attentato, lo Stato Islamico aveva festeggiato sul web la notizia dell’attacco. E stando alle dichiarazioni di un alto funzionario anti-terrorismo della polizia metropolitana, il vice commissario Mark Rowley, l’ipotesi più accreditata nelle indagini era che l’attentatore sia stato “ispirato dal terrorismo internazionale” e dal “terrorismo di matrice islamica”. La sua identità, però, al momento rimane segreta. Si sa solo, in base a quanto riporta l’agenzia Pa, che sarebbe originario di Birmingham. 

 

Ma all’indomani dell’attentato di Londra il mondo si è svegliato tra le polemiche. Gli 007 sono finiti nella bufera per aver ignorato i messaggi del forum 4Chan, dove il giorno prima era stato lanciato l’allarme attentati. In particolare il messaggio cifrato pubblicato da un utente anonimo conteneva le coordinate del luogo da colpire e una foto raffigurante due pistole. Non solo: dai monitoraggi della chat jihadiste è emerso che negli ultimi giorni l’attività si era intensificata e tutto lasciava presagire che qualcosa sarebbe successo.

Nella notte la polizia ha eseguito perquisizioni in diverse aree del Regno Unito e ha arrestato 7 persone a Birmingham. Qui, secondo la polizia, sarebbe stato noleggiato il suv utilizzato dall’attentatore, che ha lanciato l’auto sulla folla presente sul ponte di Westminster e poi ha tentato di fare irruzione dentro il palazzo del Parlamento di Londra, armato di due coltelli, con i quali prima di essere ucciso ha colpito a morte un poliziotto. Una dinamica che ricorda quella degli ultimi attacchi terroristici che hanno insanguinato l’Europa, Nizza e Berlino, dove a essere lanciati sulla folla furono dei camion.

I morti dell’attentato, contrariamente a quanto era emerso nella notte, sono rimasti 4 e non 5. Tra loro l’assalitore, il cui corpo è nelle mani della polizia che al momento non vuole rivelarne l’identità per non ostacolare le indagini. Nella serata di ieri si era diffusa la voce che l’attentatore era un uomo di origine giamaicana, Trevor Brooks. Elettricista di origini giamaicane, si era convertito all’islam nel 1993 con il nome Omar Abu Izzadeen. Frequentatore degli ambienti radicali ed ex portavoce di un’organizzazione islamica britannica messa al bando nel 2005, Brooks (o Izzadeen) è un personaggio molto conosciuto alla polizia, che nel 2008 lo ha arrestato per incitamento e finanziamento del terrorismo. L’avvocato dell’uomo, però, ha smentito si tratti di lui e ha specificato che l’uomo si troverebbe in carcere, avendo violato le restrizioni sulla sua libertà di movimento decisa dal giudice a causa di una precedente condanna per terrorismo.

ANSA/AP Photo/Kirsty Wigglesworth [CopyrightNotice: AP 2017]

Da tutto il mondo sono arrivati messaggi di solidarietà a Londra e alla sua premier Theresa May, che al momento dell’attacco si trovava a Westminster ed è subito stata portata in un luogo sicuro. Dal Canada alla Russia, passando per la Cina, l’Olanda, l’Australia, la Spagna, tutti i capi di Stato hanno espresso la loro condanna per l’attentato e cordoglio per le vittime. Anche il presidente americano Donald Trump, parlando al telefono con Theresa May, ha garantito “piena collaborazione e sostegno del Governo Usa nella risposta all’attacco e per portare i responsabili davanti alla giustizia”. Una doccia fredda le parole del presidente turco Recep Tayyp Erdogan: “Se l’Europa continuerà a comportarsi in questo modo, nessun europeo potrà camminare per la strada in maniera sicura in nessuna parte del mondo. Come Turchia, chiediamo all’Europa di rispettare i diritti umani e la democrazia”.

 

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