Damasco, 17 ott- In occasione della missione solidale in Siria, organizzata dall’associazione di volontariato internazionale Sol.Id. e dal Fronte Europeo per la Siria,la delegazione dei volontari europei ha avuto l’occasione di incontrare numerose personalità delle istituzioni della Repubblica Araba Siriana. Come primo incontro, in linea con la vocazione principale del viaggio incontriamo il ministro degli affari sociali e presidente dell’alta commissione dei profughi interni in Siria, Kinda Al Shamath.
La signora ci riceve nello splendido ufficio del ministero, a Damasco, una grande sala arredata con mobili intarsiati, illuminata dalle abat-jour e da un grande lampadario, le tende sono chiuse, sebbene sia mattina inoltrata e il ministero sia in piena attività, per la paura dei cecchini ribelli che hanno fatto delle istituzioni dello stato un obbiettivo privilegiato. Il ministro ci fa accomodare sui divani che riempiono la sala riunioni, si siede su una poltrona di pelle mentre ci viene offerta una tazza di tè profumato.
Primato Nazionale – Com’era la situazione sociale prima dell’inizio del conflitto? Qual è invece la situazione attuale?
Ministro Kinda Al Shamath – In Siria c’erano associazioni governative che fornivano aiuto al popolo siriano, soprattutto alle fasce più deboli della popolazione come i disabili, gli anziani, gli orfani e le vedove. Prima dell’inizio del conflitto erano attivi centri di recupero per gli alcolizzati e i tossicodipendenti, nonché i programmi di miglioramento delle condizioni di vita per gli abitanti dei villaggi e delle province, durante il conflitto è stato distrutto circa il 90% di queste strutture. Prima dello scoppio della guerra queste associazioni e strutture erano molto efficienti. Due giorni fa sono stata informata dai rappresentanti di una nostra associazione che l’Isis ha occupato e trasformato in centro militare la loro sede. La stessa sorte è toccata anche all’anagrafe e ad altri uffici governativi. Avevamo iniziato un progetto per il miglioramento delle condizioni di vita per le donne povere, ma purtroppo è stato bloccato per causa dell’inizio del conflitto.
PN– Che ruolo hanno avuto le donne durante il conflitto?
M– Molte giovani donne hanno sostenuto il governo e fanno parte integrante dell’esercito, distinguendosi durante gli scontri armati più duri. Ad esempio, tutte le guardie addette alla mia sicurezza durante le cerimonie e visite ufficiali sono donne. Molti affermano che le donne non possono essere d’aiuto negli scenari di guerra, proprio per questo motivo noi vogliamo dimostrare il contrario.
Numerose sono anche le donne che si occupano del primo soccorso dei militari e dei civili feriti, hanno un ruolo di rilievo anche nella ricostruzione degli edifici nonostante i pericoli a cui sono esposte.
PN– Quali sono gli effetti sociali ed economici dell’embargo imposto dalle potenze occidentali al vostro paese? L’Iran e la Russia riescono ad arginare gli effetti negativi dell’embargo?
M– Abbiamo già iniziato uno studio sugli effetti causati dall’embargo sulla singola famiglia,questo ci servirà per capire quali sono le necessità più urgenti per il nostro popolo e alle quali dovremmo porre rimedio. Vi posso anche dire cosa fa l’Onu per le famiglie siriane colpite dalla guerra e quali sono gli aiuti che invia nei nostri territori e al confine con la Turchia, ovvero fornire semplicemente una tanica d’acqua e dei fili per stendere i panni. Quando leggo dai documenti ufficiali la lista degli aiuti umanitari consegnati dall’Onu mi chiedo, il popolo siriano ha veramente bisogno dei fili per stendere i panni? Presto invieremo una lettera al segretario dell’Onu Ban Ki-Moon, chiedendogli perché debba essere sperperato tanto denaro per la consegna di questo inutile materiale. L’Iran ha appoggiato in questi anni di crisi il popolo siriano, il governo iraniano ha fornito continuativamente dei prestiti finanziari mentre molte associazioni non governative ci inviano beni di prima necessità. Gli amici russi ci aiutano in due modi, attraverso la posizione presa dal loro governo nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e tramite l’invio di aiuti umanitari. Con loro abbiamo avviato un dialogo proficuo per il miglioramento delle condizioni economiche del nostro paese.
La delegazione ricevuta in parlamento
Il viaggio dall’albergo al parlamento siriano è brevissimo, poche decine di metri. Lo percorriamo quasi a passo di corsa. Sui lati della nostra delegazione, la scorta dei servizi di sicurezza governativi ci spinge verso il checkpoint che chiude la strada, ci sbarrano il passo tre file di barriere in cemento su cui sono state dipinte grandi bandiere siriane, i blindati e le camionette dei soldati della milizia sostano a bordo strada,pronti a scattare in caso di necessità. Superiamo l’ingresso seguendo il delegato del protocollo che ci fa strada tra i poliziotti fin dentro la sala di ricevimento del parlamento. Ci accomodiamo intorno al grande tavolo delle riunioni mentre da una porta secondaria entra, circondato anche lui dalla sua scorta, il Vice-presidente del Parlamento siriano Fehmi Hassan. Ci da il benvenuto in Siria a nome del parlamento e del popolo siriano e coglie l’occasione per ricordare il sacrificio dei ragazzi siriani caduti nella guerra dell’ ottobre del 1973 e quello dei molti che oggi, come allora, combattono per la Siria.
Anche a lui rivolgiamo le nostre domande:
Primato Nazionale – Cosa ne pensa dell’impegno indiretto degli Usa in Siria? E in che modo ha intaccato la vostra sovranità nazionale?
Vice-presidente Fehmi Hassan–Prima di tutto dobbiamo chiederci: chi ha introdotto il terrorismo in Siria? Chi ha istituito l’Isis? Sono proprio gli Usa e i suoi alleati a farlo, quindi come possono questi prima creare qualcosa per poi successivamente volerla distruggere? Credo che gli Usa non vogliano combattere il terrorismo per distruggerlo definitivamente. Gli Usa quando si sono accorti che i terroristi hanno iniziato a minacciare i loro alleati hanno timidamente iniziato a combatterlo ma solo per indebolirlo all’interno del conflitto siriano, lasciandolo attaccare l’integrità e l’economia siriana. L’unica forza che può combattere e schiacciare il terrorismo è l’esercito siriano. Il presidente Bashar Al Assad ha espresso la sua preoccupazione su questa delicata questione perché nessuno stato limitrofo verrà risparmiato dalla piaga del terrorismo. Noi siamo schierati contro il terrorismo e collaboriamo con chiunque sia disposto a combatterlo purché sia sincero e lo faccia in buona fede Soprattutto quando ciò avviene attraverso la collaborazione del governo siriano e non tramite un intervento unilaterale in territorio siriano. La Siria rispetta le risoluzioni dell’Onu, ad una condizione, ovvero che queste non intacchino la sua sovranità nazionale.
PN – Qual è la situazione attuale sul fronte? Che risposta darà il governo siriano in caso di attacco della Turchia sul confine nord-occidentale?
VP – Il popolo turco è un popolo amico e pacifico, noi non siamo contro di loro. Noi siamo contro il loro governo, nonostante in passato ci sia stata una collaborazione quando la Turchia non applicava una politica aggressiva nei nostri confronti. Abbiamo capito che il governo di Erdogan è opportunista ed ha molti interessi in Siria, per questi motivi svolge un ruolo attivo nel finanziamento dei terroristi che ci combattono.
PN – Attualmente il governo siriano cosa teme di più tra i possibili interventi americani sul territorio siriano?
VP– Fino a questo momento gli Usa non hanno intaccato la nostra sovranità nazionale, però noi temiamo che possano impiegare sul nostro territorio le loro forze terrestri e che possano bombardare le nostre infrastrutture e le posizioni che consideriamo strategiche. Questo è il timore di ogni cittadino siriano.
PN – I vostri alleati, l’Iran e la Russia, potrebbero intervenire in vostro soccorso?
VP – Noi ringraziamo il popolo e il governo russo perché ci hanno fornito i mezzi e i tecnici per combattere i nostri nemici, sarebbe auspicabile un intervento aereo russo in proposito. L’Iran ci ha appoggiato materialmente e moralmente, è uno stato alleato della Siria. Noi non chiediamo alla Russia e all’Iran un appoggio logistico perché la Siria si affida alla saggezza del suo presidente Bashar Al Assad. Ci sono due schieramenti che attualmente si fronteggiano in questa regione, da una parte gli Usa e i suoi alleati, dall’altra invece Russia, Iran, Cina e i cosiddetti Brics. Temiamo che un possibile scontro tra i due schieramenti possa innescare la terza guerra mondiale, per questo siamo cauti nel chiedere un ulteriore impegno ai nostri alleati.
PN – Se la Siria dovesse sconfiggere il terrorismo, quali saranno i protagonisti che parteciperanno alla sua ricostruzione?
VP – La Siria verrà ricostruita con le braccia dei suoi figli, ma non dobbiamo dimenticare gli stati che ci hanno sostenuto. Loro avranno un ruolo privilegiato in qualsiasi campo, da quello politico a quello finanziario. Come potremmo fidarci invece di chi ha finanziato il terrorismo? Loro sicuramente non parteciperanno alla ricostruzione della nostra nazione.
A cura di
Guido Bruno
Alberto Palladino