Teheran, 13 feb – Nei scorsi giorni si è celebrato lo storico anniversario del quarantennale della rivoluzione islamica iraniana. Il primo di febbraio del 1979, dopo quasi sedici anni d’esilio in Francia, la guida suprema della rivoluzione torna in Iran. Ruḥollāh Moṣṭafāvī Mōsavī Khomeynī scende la scaletta dell’aereo Air France sorretto dal pilota e sancisce il cambio epocale nella politica iraniana e di tutto il medio oriente.
Di certo le difficoltà, economiche e geopolitiche, affrontate fino ad oggi dalla Repubblica Islamica Iraniana pesano sul bilancio complessivo, ma sono da addebitarsi alla costante aggressione veicolata dagli Usa in primis e oggi dall’Arabia Saudita con la sua filiera di alleati.
Le sfide dell’Iran oggi sono cruciali e strategiche, in una politica che deve dialogare tra moderati e patrioti, si sta costruendo un progetto di sovranità assoluta che passa per i punti cardine dell’autosufficienza energetica – rappresentata dal nucleare civile iraniano – e dalla ricerca di nuovi approvvigionamenti ancora non sfruttati, come quelli del golfo persico.
La battaglia geopolitica, inoltre, negli ultimi sei anni ha visto la repubblica islamica fulcro della ristrutturazione del medio oriente minato profondamente dalla crisi siriana.
Una rivoluzione totale
Intanto in centinaia di città iraniane, nonostante il freddo delle aree montane, migliaia cittadini sfilano nelle strade sventolando il tricolore.
Dopo quarant’anni il volto della rivoluzione di Khomeini appare più che in salute, e si rispecchia sopratutto nella generazione di domani, che forse non vide scendere la guida suprema dal famoso aereo, ma di certo porte a termine il suo mandato spirituale.
Alberto Palladino
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