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Caso Nord Lb: ecco come la Germania salva le sue banche

by Salvatore Recupero
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Hannover, 13 feb – La Nord LB è una delle più importanti landesbank della Germania. I lander della Bassa Sassonia e della Sassonia-Anhalt sono gli azionisti di riferimento con un pacchetto di partecipazioni del 65%. L’istituto di Hannover è finito nei guai a causa di una mole insostenibile di crediti deteriorati legati al settore marittimo. La reazione di Berlino ha stupito tutti: Nord LB è stata salvata da una massiccia iniezione di denaro pubblico, ben quattro miliardi. Eppure gli investitori privati non mancavano. La Germania, dunque, si riscopre sovranista quando si tratta di difendere il suo interesse nazionale. Se pensiamo a Deutsche Bank, questa non è certo una novità.  Inoltre, un caso simile a questo si è verificato per la Hsh Nordbank di Amburgo, che costerà ai contribuenti ben 16 miliardi di euro. Eppure, questa lettura dei fatti rischierebbe di essere incompleta se ci si limita ad un’analisi superficiale dei fatti. Vediamo perché.

I problemi della Nord LB sono stati causati, come già è stato detto, dalla crisi del settore navale. Il 2018, per il landesbank in questione, si è chiuso con perdite per 2,7 miliardi, che avrebbero portato il capitale attorno al 6%, quindi al di sotto dei minimi regolamentari.

L’istituto di Hannover faceva gola a molti. In lizza c’erano i fondi d’investimento Cerberus e Centerbridge. Era dunque a rischio il landensbanken tedesco, il sistema a partecipazione mista pubblico privato incentrato sulle regioni. Per questo, le offerte dei privati sono state messe da parte per lasciare campo libero ai due lander: Bassa Sassonia e Sassonia Anhalt verseranno 1,5 miliardi nella banca e daranno garanzie per 1 miliardo, mentre l’associazione delle casse di risparmio tedesche (Sparkassen), anch’esse controllate dal comparto pubblico, inietteranno 1,2 miliardi.

Il problema delle regole Ue

Il rischio del dissesto è stato allontanato e ci sarà la possibilità si smaltire “con calma” i crediti deteriorati. Come riporta Milano Finanza, il premier della Bassa Sassonia, Stephan Weil, ha definito l’operazione “la migliore opzione possibile”. Secondo il ministro delle Finanze Reinhold Hilbers “la ricapitalizzazione pubblica costerà meno della vendita ai fondi, che avrebbero lasciato passività agli azionisti e incassato parte degli utili futuri”. Insomma, sovranismo in salsa teutonica.

Ci si attende ora una risposta da parte delle autorità di vigilanza bancaria dell’Ue. Intanto, però, ciò che va rilevato è che le regole su cui si fonda l’Unione Europea cominciano a star strette anche a chi dal processo di unificazione ha tratto maggior beneficio. È palese che la direttiva Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive) fa acqua da tutte le parti. Anche le nazioni che l’hanno difesa strenuamente si guardano bene da applicarla a casa propria. È doveroso che l’Italia, fortemente penalizzata questa dannosa riforma, faccia sentire la sua voce nelle sedi più opportune. Il dissesto di una banca, infatti, non è come il fallimento di un’impresa perché ha ripercussioni per tutti i risparmiatori, anche quelli non direttamente coinvolti in una crisi.

Salvatore Recupero

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