Damasco, 9 dic – Nello scorso fine settimana c’è stata la conferma di stretti e regolari contatti tra Israele e i gruppi ribelli siriani, come Al-Nusra e Isis, a dirlo infatti è un rapporto dell’Onu.
Infatti i peacekeeper dell’Undof hanno certificato la stretta collaborazione tra gli ufficiali israeliani e i capi dei ribelli siriani da circa 18 mesi, lungo il confine israelo-siriano del Golan occupato è stato permesso il transito di persone, il trasferimento di feriti e la consegna di “casse” con contenuto non precisato in territorio siriano.
Poche ore dopo l’annuncio del rapporto delle Nazioni Unite, da fonti stampa siriane ed israeliane, arriva la notizia di un bombardamento israeliano nelle zone sotto il controllo governativo della provincia di Damasco, vicino al settore di Dimas al confine con il Libano e nei pressi dell’aeroporto internazionale. Non ci sono state vittime ma ingenti danni materiali.
Nel frattempo da Tel Aviv non è arrivata né una conferma, né una smentita. Secondo alcune fonti straniere non precisate del Jerusalem Post però, l’obiettivo erano delle armi sofisticate provenienti dall’Iran che dovevano essere consegnate a Hezbollah. Ma non sembra essere solo Hezbollah l’unico obiettivo di Israele, a dimostrarlo sono alcune dichiarazioni di alti esponenti delle opposizioni moderate siriane, ad esempio quelle del fondatore della “Coalizione Nazionale”, Kamal al-Labwani che ha ripetutamente offerto a Israele il Golan occupato in cambio di sostegno contro Bashar al-Assad. Dall’inizio del conflitto numerosi sono stati gli attacchi e le incursioni da parte dell’aviazione israeliana, l’ultima risaliva al marzo dello scorso anno, quando i caccia israeliani colpirono proprio delle postazioni militari a Quneitra, nel Golan occupato.
Guido Bruno