Quest’ultimo episodio avrebbe spinto dunque Erdan e il ministro della Giustizia Ayelet Shaked, ad accelerare il percorso per l’approvazione di una legge per intervenire in poche ore e bloccare il materiale che inneggi alla violenza e al razzismo, o che rappresenti una minaccia per lo Stato di Israele. L’esempio per gli israeliani è la Germania, dove il social network di Zuckerberg ha accettato di eliminare entro 24 ore i post che inneggino ad odio e violenza. Tra lo stato ebraico e Facebook si è creato un vero e proprio braccio di ferro. Lo stesso Erdan in questi mesi aveva incontrato Simon Milner, direttore delle strategie per la Gran Bretagna, il Nord Africa e il Medio Oriente, che aveva assicurato di essere pronto ad allestire una squadra pronta a rispondere alle denunce della polizia o dei cittadini. La trattativa non sembra essere andata in porto, visto che Facebook non ha allestito nessuna squadra, mentre ha tentato, assoldando dei lobbisti, di bloccare la legge al parlamento israeliano.
Facebook dal canto suo si difende, avvermando di “lavorare regolarmente con organizzazioni che si occupano di sicurezza e policy maker di tutto il mondo, Israele compreso. Non c’è spazio per contenuti che promuovono la violenza, minacce, terrorismo o odio sulla nostra piattaforma. Abbiamo stabilito degli standard pensati per aiutare le persone a capire cosa è concesso su Facebook, e invitiamo gli utenti a segnalare quando ritengono che un contenuto violi queste regole, in modo da poter esaminare ciascun caso segnalato e agire prontamente”. Ragionando sulla censura piuttosto facile di Zuckerberg, uno capace di bannare persone per giorni dal suo social network solo per aver scritto la parola “zingaro” (chiedere a Giorgia Meloni), non si capisce esattamente cosa pretenda di più Israele in termini di contrasto al “razzismo etc etc”. Appare evidente che qui si parli di una censura molto dura, capace di limitare in termini concreti la libertà di espressione. Sennò non si spiegherebbero le resistenze di Zuckerberg, uno che come già ribadito non si fa scrupoli ad eliminare utenti e post “politicamente non corretti”.
Del resto l’ostilità israeliana per Facebook non è solo appannaggio dell’attuale governo di centrodestra. Anche la sinistra “liberal”, rappresentata dal quotidiano Haaretz, esprime dure critiche al social network. In paticolare il pericolo sarebbe individuato nel rapper “The Shadow”, la cui popolarità sarebbe dovuta proprio a Facebook, piattaforma che gli consentirebbe di aizzare le “squadracce” dell’estrema destra israeliana, pronte a scagliarsi contro i pacifisti e tutti quelli che cercano in qualche modo un dialogo con i palestinesi. “La folla di Facebook – recita un editoriale di Haaretz – sostiene idee e leader politici infettati dalla stupidità e dalla distruttività. Ha indebolito così tanto i media tradizionali da minacciare di imporre un ordine mondiale razzista, separatista, tribale, militante e fondamentalista”.
Davide Romano
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Fategli leggere il seguente post agli amici degli #ebrei!
Mai iscritto su facebook per coerenza posso vivere senza
Non esiste censurare, soprattutto in caso di gente che si esprime contro il genocidio dei popoli europei o espone le differenze che esiston tra razze (gente definita infantilmente dalla propaganda estremisti, gente di “odio”)
Nell’era dell’informazione libera grazie ad internet che ha rivoluzionato tutto, la gente che fa? Va su Facebook a fare le pettile (le chiacchiere futili che fanno stigmatizzare il vissuto dei paesini ai ragazzi modaioli): ma possiamo vincere la guerra??
Sono demenziali, bisogna solo scrivere quanto sono bravi, buoni e caritatevoli nel sterminare l’ intero popolo Palestinese, altrimenti il loro fratello di sion zuccherbock ti banna.