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Kanye West si candida contro Trump. Ma il rapper nero fece infuriare gli antirazzisti

by Eugenio Palazzini
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Kanye West, antirazzista

Roma, 5 lug – Un rapper candidato presidente degli Stati Uniti d’America. E chi l’avrebbe mai detto? Di sicuro, in pochi avrebbe scommesso su un rapper in particolare: Kanye West. Il 43enne musicista e produttore discografico afroamericano ha invece stupito tutti, lanciandosi nella corsa alla presidenza Usa con un messaggio pubblicato su Twitter.  “Ora – ha scritto il marito di Kim Kardashian – dobbiamo realizzare la promessa dell’America fidandoci di Dio, unificando la nostra visione e costruendo il nostro futuro. Corro per la presidenza degli Stati Uniti“. Trovata pubblicitaria oppure West andrà sul serio fino in fondo tentando un’improbabile scalata alla Casa Bianca?

Dal sostegno a Trump ai Black lives matter

Sia come sia, la star più pagata nel 2020 (secondo Forbes), non è la prima volta che annuncia un suo ingresso in politica. Stavolta però potrebbe fare sul serio, considerando che ha incassato anche un immediato “pieno sostegno” da parte del fondatore di Tesla, Elon Musk.  Nulla di sconvolgente, non fosse che il rapper statunitense ha compiuto talmente tante giravolte politiche da far impallidire certi parlamentari italiani. C’era una volta il West che… nel 2018 dichiarò il suo appoggio a Donald Trump, indossando in diverse occasioni anche l’ormai celebre cappello con la scritta Make America Great Again. Poi sostenne di non voler più “veicolare dei messaggi ai quali non credo”. Per poi, quest’anno, lanciare il suo ultimo singolo Wash Us in th Blood, dove denuncia gli abusi della polizia. Infine la decisione di pagare con ben 2 milioni di dollari il college a Gianna Floyd, la figlia più piccola di George Floyd.

“La schiavitù dei neri? Fu una scelta”

Insomma dall’aperto sostegno al tycoon, West è passato al supporto dei Black lives matter in meno di due anni. Difficile pensare, quindi, che possa puntare tutto sulla coerenza ideale durante la sua campagna elettorale. Eppure il problema principale per il rapper è in realtà un altro: non è affatto amato dagli antirazzisti di cui adesso vorrebbe ergersi a portavoce politico. Non solo e non tanto per la sua precedente passione per The Donald, quanto per le sue dichiarazioni che sempre nel 2018 scatenarono una vera e propria bufera negli Stati Uniti. West disse che la schiavitù dei neri fu di fatto una scelta.
“Quando senti dire che la schiavitù è durata circa 400 anni…400 anni? Sembra una scelta. Sei stato lì per 400 anni e per te è tutto? È come se fossimo mentalmente incarcerati”.

Parole piuttosto forti che il rapper pronunciò durante un’intervista alla tv Tmz Live. Ma in quell’occasione West andò anche oltre il giudizio storico: “In questo momento stiamo scegliendo di essere ridotti in schiavitù”, precisò al conduttore Van Lathan, che reagì sdegnato. “Hai il diritto di credere in qualunque cosa tu voglia – replicò il conduttore – ma dobbiamo affrontare la marginalizzazione che viene da quei 400 anni di schiavitù della nostra gente, che tu hai appena definito ‘una scelta’. Sono inorridito, e incredibilmente ferito dal fatto che ti sia trasformato in qualcosa di non reale”.
E adesso? In cosa si è “trasformato” Kanye West?

Eugenio Palazzini

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