Stoccolma, 9 apr – L’attentato di venerdì scorso a Stoccolma è l’ulteriore conferma del legame tra immigrazione clandestina e terrorismo. L’attentatore infatti, l’uzbeko di 39 anni che ha travolto con un camion la folla nel centro della capitale svedese, doveva essere espulso nel 2016, visto che la sua richiesta di asilo formulata nel 2014 era stata respinta.
E invece il lassismo delle autorità svedesi e la politica dell’accoglienza a tutti i costi hanno fatto così che l’uomo continuasse a vivere nel territorio del paese scandinavo, nonostante la polizia ha ammesso in conferenza stampa che le sue “simpatie estremiste, tra cui l’Isis, erano note”.
L’attentatore è padre di quattro figli, cresciuti secondo i dettami dell’Islam radicale. È stato catturato due giorni fa a Märsta, un piccolo centro a 40 chilometri a nord di Stoccolma. Le forze dell’ordine svedesi nel frattempo hanno arrestato un’altra persona, oltre all’attentatore e le quattro fermate ieri. Identificate nel frattempo le vittime dell’attentato. Due svedesi, una donna belga e un cittadini britannico. Tra le vittime anche una ragazzina di soli 11 anni che stava tornando a casa da scuola. Il numero dei feriti è 15, 5 in condizioni gravi, tra cui anche un bambino.
Davide Romano