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La vera "strategia del caos" รจ quella dell'occidente contro la Russia

by La Redazione
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Mosca, 15 dic – Eโ€™ uscito, nel novembre 2018, a cura del โ€œCenter for European Policy Analysisโ€, il saggio di Donald Jensen e Peter Doran: โ€œChaos as a strategy.ย Putinโ€™s Promethean Gambleโ€.ย Si tratta di un lavoro specialistico, di indubbio rilievo culturale, politico, intellettuale e nel quale emergono due concetti fondamentali.
Il primo รจ che il putinismo incarna, nellโ€™attuale fase di civiltร  storica russa, una tensione politica di sostanza โ€œTermidorianaโ€. Viene cosรฌ ripresa la categorizzazione concettuale propria del trozkismo rispetto allโ€™offensiva staliniana. Stalin era, per lโ€™ex leader militare dellโ€™Armata rossa, seppur nel contesto primordiale di uno stato operaio ma del tutto deformato e degenerato, il โ€œNapoleoneโ€ della rivoluzione sovietica, il โ€œNapoleoneโ€ postsovietico avrebbe usato metodi e strategie bonapartiste ed anche, in particolare nel periodo dellโ€™Opposizione di Sinistra trockista, semifasciste se non proprio fasciste. Negli anni successivi, nel settembre e ottobre del 1939, Trozky, che giร  con una certa, notevole, luciditร  durante lโ€™intervento italiano in Etiopia ed in Spagna sosteneva che fosse giร  iniziata la seconda guerra mondiale e che Mussolini lโ€™avesse consapevolmente scatenata, mettendo abilmente tedeschi contro britannici per portare al crollo dellโ€™Impero Britannico (evento che realmente si verificherร  dopo il ’45, dallโ€™India a Suez), scriveva che stalinismo e fascismo sarebbero state null’altro che โ€œstelle gemelleโ€. Jensen e Doran ci vogliono cosรฌ dire, tra le righe, in modo invero assai sottile ed intelligente, che Putin sarebbe il fascismo dei giorni nostri.
Inoltre, e questo รจย  l’altro concetto forte di Jensen e Dora, basandosi su una presunta “dottrina Gerasimov” indicano nel metodo di guerra asimettrica (combinazione di differenti strumenti tattico-operativi) la quintessenza di una, per loro certa, offensiva russa anti-occidentale: la strategia finale sarebbe la sopravvivenza, dato che i russi starebbero combattendo disperatamente contro un inarrestabile declino, la strategia immediata quella del caos e del relativismo aideologico in Occidente.
Dunque non รจ vero, ci spiegano i due analisti, che la Russia odierna predilige talune specifiche scelte o forze politiche, o un certo mondo di valori di “destra”, neo-tradizionalista ed anti-materialista. Nulla di ciรฒ. Gli strateghi putiniani aggiornerebbero il “prometeismo” del noto statista polacco Jozef Pilsudski; la sfida delle piccole potenze contro l’ordine imposto dalle superpotenze, che riecheggia appunto la ribellione del titano contro Zeus, รจ adattato dal Cremlino con strumenti informatici e asimettrici. Il “prometeismo”, secondo la visione dei due analisti, non sarebbe l’unica forma di strategia del caos, ma una delle piรน efficaci ove anche gli elementi contingenti concorrerebbero fortunosamente allo scopo. Il “prometeismo” putiniano non punterebbe a promuovere un fronte filo-russo in Occidente (come era solita fare l’Urss, usando i vari partiti comunisti al servizio di Mosca) ma invece a confondere su tutta la linea le oligarchie liberali occidentali senza alcun espansionismo strategico. La Russia non avrebbe cosรฌ alcuna posizione specifica sul governo italiano nato dal voto del 4 marzo 2018 e non fornirebbe particolare sostegno alla Lega di Salvini, cosรฌ come non sosterrebbe affatto i brexiteers contro i remainers in Gran Bretagna. Infine, specificano esplicitamente Jensen e Doran alla conclusione della loro analisi, i russi non avrebbero influito sull’elezione di Trump.
Dal lavoro specialistico emerge, sul piano concreto, che la Russia, con tutta la sua presunta strategia del caos, non ha avuto e non ha in realtร  alcuna potenza di influenza e proiezione sulla politica occidentale. Viceversa, da una immediata osservazione traspare una differente realtร , per quanto gli occhi e le menti dei vari analisti siano concentrati sulla centralitร  del conflitto tra Usa e Cina, รจ tutto sommato chiaro che la Russia รจ la maggiore vittima di una serie di azioni pianificate nellโ€™ambito della Nato a guida anglosassone: dall’Estonia all’Ucraina, dopo Cecenia e Georgia, il quadro รจ chiaro.
Il problema รจ che analisi come quella di Jensen e Doran ignorano o sembrano ignorare che dopo Machiavelli, tutto il pensiero politico occidentale รจ stato antimachiavellismo. Tranne rare e lodevoli eccezioni, coloro che erano machiavellici e si dichiararono esplicitamente suoi discepoli, come Mussolini o Napoleone, quasi tutti non poterono non seguirlo formalmente ma si tennero lo stesso sul piano della teoria politica antimachiavellica. Ciรฒ avvenne perchรฉ ne rifiutavano in profonditร  il messaggio, o forse non erano allโ€™altezza dellโ€™esercizio dellโ€™autonomia del Politico. Dopo Mussolini, tutta la teoria e la prassi della politica รจ stata sia in Italia, sia in Europa ed in Occidente, antimussoliniana, in quanto โ€œreligioneโ€ dell’ideologia, della coerenza ideologica, paura del vuoto rappresentato dai fenomeni tattici rispetto al dogma secolarizzato della coerenza ideologica o servilismo al piccolo cabotaggio della โ€œpoliticaโ€ immobile, che non รจ grande politica o etica-politica. Antimachiavellismo anche qui. Mussolini e Napoleone non a caso, furono gli unici che aggredirono lโ€™ordine mondiale liberale a guida britannica.
Ciรฒ che in definitiva ha permesso, di contro, alla Russia dagli anni 2000 ad oggi di porsi in una posizione di vantaggio e superioritร  tattica non รจ affatto la predeterminazione della strategia immediata del caos in Occidente maย la consapevolezza che non esiste, non puรฒ esistere nel mondo contemporaneo il progetto dal โ€œgrande respiro strategicoโ€.ย Dire oggi grande strategia non significa nulla: significa non avere in realtร  alcun progetto. Significa logorarsi. La decisione politica si puรฒ esercitare solo bruciando il brevissimo scarto temporale, lavorando con agilitร  e tempismo sul brevissimo tempo. Oggi, cambiare il rapporto di forza del momento vale molto di piรน che la conoscenza astratta del destino finale del mondo o del disegno di societร  futura. Non si lavora politicamente sul tempo o sui tempi lunghi, ma su quello immediato se fornisce lโ€™occasione. Non esiste lโ€™ordine razionale, non esiste la societร  perfetta. Non esistono assoluti, ma il realismo attivo (e non passivo) di chi sa fare politica. La Russia, dal primo Putin (dicembre 1999) a oggi, non รจ certo un modello perfetto, ma รจ una seria scuola pratica politica e di elitismo politico non plutocratico. La concentrazione prima del putinismo รจ stata perciรฒ sul dominio tattico della teoria politica piรน che su una impossibile dimensione di profonditร  strategica o sulla purezza ideologica. Il dominio tattico รจ stato ed รจ altresรฌ il dominio della teoria politica. Dominio dellโ€™elite politica perciรฒ.
Qui cโ€™รจ stato il balzo in avanti rispetto allโ€™ordine globale liberale, che aveva assestato, tramite Gorbacev e Elstin, dei pesanti colpi letali alla Russia e alla sua storia. Lโ€™elite politica russa, nessuna strategia del caos, non il populismo occidentale, nรฉ il โ€œsocialismoโ€ nord-coreano, nรฉ tanto meno il โ€œsocialismo di mercatoโ€ cinese, ha definitivamente messo in discussione lโ€™ordine globale liberale. Solo la teoria politica dellโ€™ex presidente iranianoย Ahmadinejad pareva essere allโ€™altezza della sfida politica dei tempi (non spionistica o informatica), che la Russia aveva lanciato allโ€™Occidente e agli anglosassoni, ma la sconfitta interna bruciรฒ poi le carte del leader persiano.
Cโ€™รจ un importante manifesto di teoria politica, partorito nel Donbass anni fa, che puรฒ valere, nonostante tutto, come cartina di tornasole del dominio tattico Pan-russo ben piรน di quanto dicono Jensen e Doran: โ€œNoi siamo la Controrivoluzione russaโ€ (Estate 2014) fu il manifesto programmatico in questione. Controrivoluzione? Rispetto a cosa? Al concetto politico delle rivoluzioni colorate di scuola anglosassone. Dunque, allโ€™ordine globale liberal-capitalista, con i suoi diritti individuali che significano, nellโ€™ottica pan-russa, nichilismo sociale, genderismo, individualismo tipico dellโ€™ideologia illuministico-massonica. La tattica si risolve cosรฌ nella teoria politica della Tradizione spirituale grande-russa. Un ideale fortezza. La sopravvivenza sรฌ, ma della “Santa Russia”, al cui cuore da anni mirano di nuovo, come istanza ultima, le rivoluzioni colorate dei pensatori politici e economici anglosassoni. Tutte fallite perchรฉ ripudiate dal popolo russo.
Francesco Rossini

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2 comments

Tony 15 Dicembre 2018 - 6:07

…il bero obiettivo del liberismo/capitalismo รจ e sarร  la Russia…

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emy 16 Dicembre 2018 - 4:34

Giusto. Vogliono fare i funerali ai russi

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