Boston, 5 mag. – L’attacco con i gas a Khan Sheikhoun, vicino a Idlib, in Siria, non c’è mai stato. A dirlo è l’ex consulente della Marina americana, Theodore Postol, ed esperto di missili balistici intercontinentali. Non uno qualsiasi, ma un autorevole professore emerito di scienza, tecnologia e politica nazionale al MIT di Boston. Sul suo blog da giorni va argomentando che la ricostruzione dell’attacco a Khan Sheikhoun, che ha ucciso 87 persone tra cui molti bambini, così come è stata fatta dalla Casa Bianca è una bufala. Dell’attacco, che ha scatenato la rappresaglia americana e il primo intervento in Siria, si era detto fosse stato condotto dal presidente siriano Bashar al Assad e che sarebbe stato impiegato il gas sarin, ma Postol sostiene, e dimostra, che tutto ciò non è possibile.
A riportare le sue teorie è il Giorno, che spiega quale è il metodo che Postol ha utilizzato per smontare la verità ufficiale. Riportiamo fedelmente. “Usando la geometria planetaria e misurando l’ombra di un reporter completamente privo di protezioni vicino a un cratere scavato da un missile che è atterrato su una strada, Postol stabilisce che l’attacco è avvenuto attorno alle 7 e 30 del 4 aprile. La foto del giornalista è stata scattata alle 10 e 50. Secondo il professore del Mit le vittime sarebbero arrivate all’ospedale di Khan Sheikhoun fra le 9 e le 10 e 30. Il vento avrebbe dovuto scagliare la nuvola venefica del gas su un villaggio a circa 300 metri dal cratere, ma non è stata mandata in onda nessuna immagine della carneficina che avrebbe dovuto provocare in quel piccolo centro abitato”.
Del resto il presidente Assad ha sempre rispedito al mittente le accuse di aver usato le armi chimiche: “È una montatura, al 100 per cento”, aveva detto all’agenzia Afp, ribadendo che Damasco “ha consegnato tutte le armi chimiche” in suo possesso, in base all’accordo con l’Onu del settembre 2013, dopo l’attacco chimico di Goutha e che “Anche se avessimo ancora armi di quel tipo, non le useremmo”.
Postol nell’elaborare la sua tesi si basa sull’analisi di centinaia di fotogrammi, tratti anche da Twitter, e osserva che non è possibile che i video in circolazione siano stati girati a Khan Sheikhoun, dove è stato colpito uno stabilimento industriale per la raccolta e la conservazione del grano. I video delle vittime, quindi, secondo Postol sarebbero stati girati in una galleria scavata nella roccia.
Fin da subito la versione data dai ribelli era piena di buchi, che gli esperti hanno subito evidenziato. Prima di tutto, i testimoni hanno riferito di una nube «rossastra» e dell’odore «di frutta andata a male», ma il Sarin è incolore e inodore. Secondo Postol, infine, i resti degli ordigni fotografati facevano pensare più a proiettili di artiglieria che a bombe.