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Quando Starbucks in Arabia Saudita negava l’accesso alle donne e le femministe tacevano

by Nicola Mattei
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starbucks arabia sauditaRiyad, 2 feb – Che la condizione delle donne in Arabia Saudita sia probabilmente peggio di quella di molti rifugiati non è una novità. Non sembra però fare molta differenza per il colosso americano dell’acqua scura che chiamano caffè, Starbucks, pronto ad assumere migliaia di richiedenti asilo giusto per fare un torto al nuovo presidente Usa Donald Trump.

La foto risale ad un anno fa ed è stata scattata in un locale Starbucks di Riyad. Il cartello recita: “Qui le donne non possono entrare. Per favore mandate i vostri autisti per ordinare“. In Arabia Saudita quasi tutti i locali prevedono zone separate per donne e uomini ma, a causa della rottura di un pannello divisorio, allo Starbucks della capitale hanno deciso di ovviare al problema – in attesa della manutenzione del séparé – vietando direttamente alle donne non accompagnare dai rispettivi mariti di entrare.

E le femministe? Pronte a gridare contro il presunto sessismo di Trump, proprio insieme a Starbucks che è fra i capofila della protesta contro il tycoon, ma evidentemente meno a loro agio e con la cresta ben più abbassata quando si tratta di andare contro la monarchia wahabbita. Sarà che sono gli stessi che hanno generosamente finanziato la campagna della loro candidata di riferimento?

Nicola Mattei

 

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