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Le finanze delle Chiese tedesche: scoppia lo scandalo

by La Redazione
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Tebartz-van ElstBerlino, 25 ott – «Il denaro è lo sterco del demonio», «date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». Sono frasi che avremo sentito milioni di volte e che riemergono ogni volta che si parla dell’ambiguo rapporto tra potere spirituale e potere temporale delle istituzioni cristiane. Un tema, peraltro, tornato al centro del dibattito grazie a Papa Francesco e al suo richiamo ideale a quel Francesco d’Assisi che fece della povertà un diretto valore religioso. Di qui, infatti, anche l’operazione-trasparenza in merito allo Ior (la banca vaticana) calorosamente promossa da Bergoglio. Quest’eterna tensione tuttavia, malgrado i buoni propositi, non sembra essere stata ancora risolta. Anzi.

In Germania in particolare, oltre alle trattative per la formazione del nuovo governo a seguito delle recenti elezioni, da settimane su tutti i media teutonici tiene banco lo scandalo sulle astronomiche entrate delle locali Chiese cristiane, cattolica e protestante. Un polverone scatenato dal vescovo di Limburg, tale Franz-Peter Tebartz-van Elst, colpevole di aver costruito una lussuosissima residenza vescovile (la sua) con l’esborso di circa 31 milioni di euro, rispetto ai 5,5 milioni originariamente previsti. Tra i numerosi gingilli che il vescovo ha scelto per il suo appartamento spicca una vasca da bagno da 15 mila euro. Insomma, il pauperismo francescano promosso dal nuovo corso di Bergoglio non sembra essere stato molto rispettato.

Ma, come accennato, questa è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, la punta di un iceberg mastodontico, ossia quello delle entrate da capogiro delle istituzioni religiose. Erano anni che i Verdi e Liberali protestavano contro le sovvenzioni statali alle Chiese cristiane, ma venivano per lo più a loro volta accusati di ateismo militante e anticlericalismo. Adesso, invece, l’indignazione è generale. Di qui lo scoperchiamento del vaso di Pandora, da cui ne sono uscite delle belle.

Analizziamo dunque le cifre: innanzitutto si parla di quasi 10 miliardi di euro versati ogni anno nelle casse della Chiesa cattolica (5,2) e delle Chiese protestanti (4,6) grazie all’indotto derivante dalle cosiddette «tasse ecclesiastiche» (Kirchensteuer). Ma in questo caso si parla di contributi non obbligatori, che ogni fedele versa alla propria chiesa tramite lo Stato, una specie di 8×1000, benché più sostanzioso. Quel che invece colpisce è l’entità dei soldi pubblici (Staatsgeld) che finiscono nelle tasche delle comunità cristiane: si parla della bellezza di 19 miliardi e 290 milioni che ogni anno la Repubblica Federale elargisce alle più svariate associazioni legate alle Chiese tedesche. Si tratta cioè di soldi di tutti i contribuenti, non importa se cattolici, protestanti, atei, musulmani, ebrei, ecc. Denaro che viene utilizzato nelle maniere più disparate, dalle opere caritatevoli alle scuole religiose (private). Ma, ovviamente, si può ben immaginare qual è il criterio di priorità per l’assegnazione di un posto, mettiamo, in un asilo nido, qualora si presentasse la scelta tra un bambino cristiano e uno islamico. Di qui l’infuriare del dibattito.

Tra l’altro colpisce anche un lato divertente e un po’ grottesco della faccenda. In Italia, ad esempio, quasi ognuno sa che, tra le accise sulla benzina, noi paghiamo ancora oggi un’imposta per le spese della guerra contro l’Abissinia. Ebbene, in Germania avviene di peggio: lo Stato versa a tutt’oggi una valanga di denaro alle Chiese cristiane come risarcimento per gli espropri di beni ecclesiastici risalenti al… 1803! Si tratta, infatti, del processo detto di «secolarizzazione» avviato dai prìncipi del Sacro Romano Impero all’indomani della conquista dei territori sulla riva occidentale del Reno da parte di Napoleone. E non si parla di spicci, bensì di ben 459 milioni annui. Anzi, è stato stimato che la Repubblica Federale (in quanto «successore legale» dell’Impero), dalla data della sua nascita ad oggi, abbia versato qualcosa come 15 miliardi di euro!

Insomma, Papa Bergoglio avrà anche mandato in vacanza forzata Tebartz-van Elst, ma qui la questione è ben più ampia e ben più grave, tant’è che rischia di coprire di ridicolo il suo altisonante progetto di una Chiesa povera e rinnovata, minandone sensibilmente la credibilità. E, visto che ci siamo dovuti sorbire il suo autorevole e inappellabile «vergogna!» per i morti di Lampedusa, a questo punto vien proprio da chiedersi, letteralmente, da che razza di pulpito è venuta la predica.

Valerio Benedetti

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