Kobanê, 13 ott – La città di Kobanê è prossima a cadere nonostante la valorosa difesa dei combattenti curdi. E dal Comando americano della Coalizione (USA, Francia, Gran Bretagna, Arabia Saudita, Quatar e altri) fanno sapere che le incursioni non bastano, e ci vorrebbero le truppe a terra.
Insomma la forza aerea più potente del pianeta, in grado di sconfiggere in pochi giorni qualsiasi nemico (tranne la Russia), che già nel 1990 stroncò l’operatività dell’esercito iracheno nelle prime quattro ore di guerra, non è riuscita a impedire l’assedio e la caduta di Kobanê.
Facciamo a capirci: la teoria dell’utilizzo dell’aviazione aereotattica fu definita dal nostro Gen. Amedeo Mecozzi negli anni ’20, usata sul campo durante la seconda guerra mondiale da tutte le forze belligeranti a cominciare dalla Luftwaffe con i famosi “Stuka”.
Il compito dell’aviazione tattica è di coadiuvare le truppe a terra: una volta che queste incontrano un punto di resistenza l’aviazione interviene a demolirlo, e in questo modo sono state combattute migliaia di battaglie fino ai giorni nostri.
A Kobanê le truppe di terra sono i Peshmerga curdi, il punto di resistenza i tagliagole dell’Isis che assediavano la città. E la assediavano da alcuni km di distanza su un terreno pelato, senza alcun riparo naturale o artificiale, dove con i visori termici ogni veicolo e ogni combattente sono visibili come se fossero illuminati (siamo ormai abituati ai filmati che ci mostrano colpi assestati con “chirurgica precisione”)
Insomma, “se avessero voluto” i tagliagole dell’Isis all’assedio di Kobanê sarebbero stati annientati in poche ore, proprio grazie alla presenza di truppe a terra, i curdi.
E quindi dobbiamo prendere atto che le guerre di Cameron, Hollande e Obama sono guerre buffone, fasulle, proclamate in gran pompa televisiva con toni stentorei ma in realtà una semplice presa in giro per le opinioni pubbliche.
E mai si era visto quelli che pretendono di essere i “leader” del mondo occidentale svergognarsi in questo modo.
La situazione è che i turchi (paese NATO) stanno piazzati dietro i reticolati a un chilometro da Kobanê, l’aviazione più potente del pianeta lancia qualche bombetta qua e la, e insieme aspettano che i tagliagole dell’Isis entrino in città e compiano la mattanza.
A chiacchiere sono avversari, di fatto sono alleati.
Questa evidenza deve aprire una seria riflessione su quale sia in realtà la “strategia” dei “leader” del mondo occidentale verso il radicalismo e il terrorismo islamici: se non fosse per la tenace resistenza del regime di Assad in Siria e il colpo di Stato dei generali in Egitto ormai la bandiera del radicalismo islamico, alla faccia delle primavere arabe, sventolerebbe su tutto il mondo arabo, dalla Libia all’Iraq, dall’Iran all’Arabia Saudita.
E ci troveremmo di fronte a un monolite che raggiunti in breve tempo i suoi obiettivi in medio oriente e nord africa sarebbe pronto a radicalizzare la penetrazione politica e religiosa in Europa, diventata ormai il “ventre molle del mondo”. Con un sapiente dosaggio di profferte di pace, corposi investimenti finanziari e qualche attentato qua e la. E tante, tante, moschee.
Quale è “veramente” il fine perseguito da Cameron, Hollande e Obama, e dai loro alleati dell’Arabia Saudita, Quatar, Barhein ed Emirati Arabi Uniti?
Facciamo l’ipotesi che Roma fosse stata dipendente del grano di Cartagine. E degli investimenti finanziari di Cartagine. E avessere piazzato miliardi di “bond” a Cartagine. Scipione l’Africano sarebbe andato con un esercito a Zama?
E bene cominciare a pensare in termini realistici a quello che ci succede intorno. I parametri mentali della Guerra Fredda e quelli del dopo Muro non funzionano più.
La cerniera sembra essere una oscura città del Kurdistan chiamata Kobanê, forse i Peshmerga non sono caduti invano.
Luigi Di Stefano
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