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La Libia firma accordi con la Russia per lo sfruttamento petrolifero

by Paolo Mauri
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RussiaMosca, 22 feb – Nella giornata di lunedì 20, a Londra la compagnia nazionale libica Noc e quella russa Rosneft hanno siglato un accordo di cooperazione strutturale tra i due Paesi che pone le basi per investimenti russi nel settore petrolifero libico. Il documento è stato sottoscritto dai presidenti delle due maggiori compagnie statali: Mustafa Sanalla per Noc e Igor Sechin per Rosneft durante il London’s International Petroleum Week, un convegno internazionale che raccoglie tutte la maggiori compagnie petrolifere di Europa e Medio Oriente.

L’accordo prevede la formazione di un “Joint Working Committee“, un comitato di lavoro unico, tra le due compagnie per valutare le opportunità in vari settori, inclusi la produzione ed esplorazione (in gergo settore E&P), oltre ad un accordo sulla fornitura di prodotti derivati dal greggio. Il patto rappresenta per la Libia un passo avanti nel raggiungimento di quell’aumento di produzione fissato a 2,1 milioni di barili al giorno entro il 2022, e come ha avuto modo di dire il presidente Sanalla “Abbiamo bisogno di assistenza e investimenti da parte della maggiori compagnie petrolifere per raggiungere il nostro obiettivo di produzione e stabilizzare la nostra economia, questo accordo con la più grande compagnia petrolifera russa getta le basi per individuare insieme le aree di cooperazione. Lavorando con Noc, Rosneft e la Russia possono giocare un importante e costruttivo ruolo in Libia”.

La Libia quindi, dopo la volontà politica del generale Haftar di aprire le porte alla Russia, le apre anche il proprio serbatoio di idrocarburi facendo così intervenire un altro giocatore molto importante nella partita energetica che vede Eni sempre più in acque turbolente nonostante il raggiungimento (ed il superamento) dei livelli di produzione pre-crisi (365 mila boe/giorno nel 2015) ed i contratti di partnership sia con Noc per attività E&P in vari distretti libici, sia con la stessa Rosneft, in massima parte per lo sfruttamento degli idrocarburi nell’artico russo. Acque turbolente causate dalla politica “onirica” della Farnesina che appoggia e ha fortemente voluto il Governo di al-Siraj, ormai sul punto di diventare un mero fantoccio senza sostegno politico interno. In questa situazione caotica, che non giova affatto ad Eni e all’Italia, oltre alle solite Francia ed Inghilterra è quindi arrivato un nuovo protagonista della scena a tutti gli effetti: la Russia di Putin che intende recuperare la propria influenza in quella parte di Nord Africa che ha perso con la caduta del Colonnello Gheddafi, a quanto pare riuscendoci perfettamente appunto sfruttando la frammentazione del fronte anti Isis sul piano strettamente politico (sostenendo Haftar) e ora anche sul piano energetico entrando in un mercato che prima la vedeva esclusa.

Paolo Mauri

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