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Liste nere e censura per gli utenti di destra: l’inchiesta che inchioda il Twitter pre-Musk

by Cristina Gauri
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Roma, 9 dic —L’ennesimo scandalo travolge Twitter e la sua gestione dell’era pre-Elon Musk, votata all’ideologia-tirannia liberal-progressista: uno scoop della giornalista Bari Weiss svela l’esistenza di team di dipendenti iper-ideologizzati dediti a stilare «liste nere» di utenti politicamente non graditi. A riprova del torbido legame esistente tra le istituzioni e la piattaforma, incline (così come avviene per i social di Meta e per YouTube), per usare un eufemismo, a favorire i contenuti di stampo globalista e politicamente corretto.

Twitter e i team di polizia del pensiero

 La giornalista Bari Weiss, d’accordo con il nuovo boss di Twitter Elon Musk ha postato una serie di tweet da cui, prove fotografiche alla mano, emerge la presenza, nel passato pre-Musk, di un team di dipendenti che agiva per «costruire liste nere, impedire ai tweet sfavorevoli di diventare di tendenza e limitare la visibilità di interi account o addirittura di argomenti di tendenza. Il tutto in segreto, senza informare gli utenti».

Facile intuire quali fossero gli argomenti di tendenza che non vedevano mai la luce su Twitter: notizie sulla pandemia di Covid in contrasto con le linee guida pro-lockdown e pro-vaccino di Fauci, Oms e colossi farmaceutici, passando per le posizioni critiche nei confronti dell’attivismo Lgbt e del gender, di Black lives matter e di Antifa. Insomma, il segreto di Pulcinella viene finalmente ufficializzato: ogni tentativo degli utenti di scardinare o mettere in discussione il pensiero unico veniva limitato, silenziato o messo in liste nere.

Esempi clamorosi

Peculiare il caso Jay Bhattachary, professore di Stanford che sosteneva che i lockdown  avrebbero potuto danneggiare i bambini. Tesi confermata dalle statistiche, certificate dagli istituti medici di tutto il mondo, che vedono i minori vittime di disturbi alimentari, depressione, alcolismo, tentativi di suicidio, automutilazioni, sindrome da deprivazione sociale, gravi deficit di’apprendimento e abbassamento del QI. Ebbene, per le sue affermazioni Bhattachary era finito nella «trend blacklist» che impediva ai suoi contenuti di diventare virali. Faceva parte dei blacklisted anche il conduttore Dan Bongino, di idee conservatrici: nel suo caso il suo nome non appariva nelle ricerche.

Il sistema era ben oliato: secondo il NYT non si tratta di qualche sporadico caso ma di un vero e proprio sistema di censura che colpiva decine e decine di account. I vertici di Twitter avevano chiamato questa politica Visibility filtering (filtro di visibilità) o VF: il corrispettivo dello shadowbanning in vigore su Facebook. Come da prassi, Twitter per anni ha negato l’esistenza di tale sistema. Nel 2018, Vijaya Gadde (allora responsabile della policy) e Kayvon Beykpour (responsabile della produzione) avevano dichiarato: «Non facciamo shadowban». Altro caso clamoroso portato allo scoperto da Weiss riguarda la pagina Libs of TikTok (1,6 milioni di follower), che subì sei ban ufficiali per incitazione all’odio «nonostante un documento interno dimostri che i gestori della pagina non hanno mai violato il regolamento interno di Twitter». Il vaso di Pandora, dunque è stato scoperchiato. E, anticipa Weiss, siamo solo all’inizio.

Cristina Gauri

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Liste nere e censura per gli utenti di destra: l’inchiesta che inchioda il Twitter pre-Musk – Blog di Scrillo 10 Dicembre 2022 - 6:22

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