Alla dichiarazione di Azarov è seguota quello di Aleksander Kwasniewsky, inviato dell’Unione a Kiev: “La nostra missione è finita ed è ujn peccato che non si sia conclusa con una firma, ma è una decisione dell’Ucraina, non dell’Europa”. I media allineati con Bruxelles, come l’Ukrainskaya Pravda, parlano già di “giovedì nero”. D’altra parte l’autorevole quotidiano di maggior tiratura nel paese, il Dzherkalo Tyzhnya, riferisce di un imminente ingresso nell’Unione Doganale Eurasiatica, la confederazione sovranazionale voluta da Putin cui hanni già aderito Kazakistan e Bielorussia, e che nei prossimi anni dovrebbe estendersi a buona parte dell’ex blocco sovietico. Nei termini dell’accordo per la federazione economica si parla esplicitamente di “abbassamento delle tariffe” sugli standard nazionali russi, il che vorrebbe dire un risparmio annuo per i cittadini dell’ex URSS di decine di miliardi di euro in forniture di idrocarburi.
La mancata adesione dell’Ucraina al processo di integrazione nell’Ue è tutt’altro che un evento marginale nella dialettica geopolitica: il paese presieduto da Viktor Yanuchovych, infatti, è l’unico a frapporsi fra la Russia e l’UE. Un suo spostamento verso Mosca determinerebbe un successo molto importante per Putin, che potrebbe in questa maniera trattare con Bruxelles da una posizione di vantaggio. E se si considera che l’Europa importa dalla Russia il 40% del suo fabbisogno energetico, l’entità del problema è chiara a tutti. Anche i media nazionali si sono occupati della vicenda: dal Sole 24 Ore a La Stampa si susseguono le analisi. Ma tutte concordano col fatto che la Russia stia di fatto proponendo un modello continentale alternativo a quello dell’UE, con Mosca al centro. “Con il suo esplicito ‘o con noi o contro di noi'” commenta Francesco Sforza dalle colonne del giornale torinese “Il Cremlino ha dimostrato di considerarsi un’entità alternativa al mondo occidentale.”
Francesco Benedetti