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“Marine Le Pen ha vinto perché ha saputo parlare al popolo”: l’analisi dell’esperto francese

by Valerio Benedetti
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Marine Le Pen

Parigi, 21 giu – Fatto il presidente, bisognava fare il parlamento. Soltanto che Sua Arroganza, riconfermato all’Eliseo più per timori antisovranisti che non per genuine simpatie popolari, non aveva fatto i conti con l’oste. E la mescita servita al marito di Brigitte è di quelle che vanno di traverso: niente maggioranza assoluta, trionfo per il neocomunista Mélenchon e record storico per Marine Le Pen. Difficile per la presidente del Rassemblement national, uscito rafforzato dalle elezioni legislative, non esprimere tutta la propria soddisfazione:  «Il popolo ha parlato, abbiamo fatto di Macron un presidente di minoranza».

Il segreto della vittoria di Marine Le Pen

Già, il popolo. Che sarà anche formato dai «deplorevoli» (H. Clinton), dagli «sdentati» (Hollande) e dalla «gente sudata» (Carofiglio), ma rimane comunque il titolare della sovranità e, quando glielo permettono, vota. È stato questo il segreto di Marine Le Pen, l’ingrediente principale della sua ricetta elettorale, per Macron particolarmente indigesta. Ne è persuaso Yves Mény, già presidente dell’Istituto universitario europeo di Firenze ed esperto di politica francese: «Questo risultato è stato una sorpresa anche per la stessa Marine Le Pen, ed è il frutto di due fattori», ha dichiarato in un’intervista alla Stampa. Il primo, ha spiegato, è senz’altro «l’ancoraggio territoriale, la solidità della base del RN in un gran numero di circoscrizioni, soprattutto nel Nord-Est, in regioni deindustrializzate e impoverite, e nella frangia meridionale della Francia colpita soprattutto dai temi dell’immigrazione e dell’identità nazionale».

Impoverimento e immigrazione

Il radicamento territoriale del partito lepenista, in sostanza, è stato decisivo: non basta pavoneggiarsi in televisione e sui social, bisogna sporcarsi le mani e saper parlare con le peuple. Altrimenti, il rischio è quello di prendersi i pomodori in faccia (e Macron ne sa qualcosa). Così si spiega il fatto che, da un’elezione all’altra, «il RN non si limita a mantenere le sue posizioni, ma aumenta la sua forza attrattiva», ribadisce Mény. Ciò che ha spinto un consistente segmento del popolo francese a votare Marine Le Pen, prosegue il politologo, «è l’insistenza con cui per mesi il Rassemblement National ha affrontato la questione del tenore di vita dei francesi e l’inflazione. Credo che il fattore decisivo del successo del RN sia questo. E poi, naturalmente, c’è la questione della difficoltà di vivere in quartieri impoveriti con una grande popolazione straniera. Il RN si mobilita storicamente contro l’occupazione dei territori da parte degli stranieri, in particolare degli immigrati provenienti dall’Africa nera o dal Nord Africa». Cioè tutte cose che dai piani alti dell’Eliseo non si vedono. O non si vogliono vedere.

Valerio Benedetti

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