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Venezia, il caso delle ostriche tossiche: pescate dai barchini cinesi

by Andrea Bonazza
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Venezia, 20 giu – Da sempre al centro di scandali e sequestri per condizioni igieniche od origine stessa dei prodotti, i ristoranti cinesi sono immancabilmente simbolo di luoghi comuni riguardo alle più strane alimentazioni degli asiatici. Dalle cavallette ai cani, oppure ai topi, le pietanze cinesi offrono a volte dei menù non sempre trasparenti e che inevitabilmente troviamo in barzellette e sketch fantasiosi.

Il problema si presenta però quando, alcune situazioni, di fantasioso non hanno nulla e, anzi, finiscono direttamente ad occupare le pagine di cronaca spesso portando a metterci due dita in gola sulla tazza del water. Sembra proprio essere quello che sta avvenendo in questi giorni nella città di San Marco.

Le costose e gustose ostriche

Afrodisiache per eccellenza, le ostriche hanno il potere di sprigionare nelle nostre bocche sensazioni olfattive e gustative che pochi altri elementi naturali possiedono. Mangiate crude, il fortissimo sapore di salmastro, richiamo diretto con il mare, in alcuni casi arriva a coprire il gusto stesso dell’ostrica che, spesso, viene mangiata imbevuta di limone. Mangiati, questi costosi molluschi bivalvi, sono un esplosione di sapore ed emozioni descritti in centinaia di romanzi e pellicole cinematografiche.

Le ostriche crescono però principalmente a ridosso di scogli e fondali melmosi, assorbendo dalle acque qualsiasi elemento esse trasportano, naturale e non. All’interno del proprio guscio esse custodiscono quindi proprietà salutari come il plancton, ma anche qualsiasi altro fattore trasportato dalle acque. Compresi veleni ed ogni forma di inquinamento ambientale che tramite le ostriche giunge poi nei nostri piatti.

Ai cinesi piacciono tossiche

Il lento scorrimento delle acque di questa parte della laguna veneziana, però, da tempo porta con sè un forte inquinamento che negli anni ha assunto dimensioni sempre più allarmanti. Spugne per eccellenza dei fondali marini, anche le ostriche oggi conterrebbero veleni, idrocarburi, diossina e batteri tossici. Ciò trasformerebbe dunque questi molluschi in vere e proprie bombe velenose per chiunque le ingerisca. Anche gli occhi più attenti possono essere facilmente ingannati dall’aspetto del mollusco; una volta pulite, infatti, è assai difficile distinguere queste ostriche tossiche dalle loro sorelle più genuine.

Il ponte della Libertà di Venezia, da anni è divenuto l’habitat ideale per numerosissime colonie di ostriche. Il prelibato mollusco profumatamente pagato in mercati e ristoranti, sarebbe quindi di facile reperibilità anche da parte dei veneziani che le acque lagunari frequentano abitualmente. Se la nostra salutare dieta mediterranea, unita al fine palato italiano, esige però prodotti di qualità e dall’ottimo sapore, altre culture non sentono invece il bisogno di corrispondere a tali preferenze.

Negli ultimi giorni sta facendo infatti molto discutere la pesca abusiva che sotto gli archi del ponte avviene ad opera di improvvisati pescatori cinesi. A bordo di piccoli barchini dalle targhe coperte, gruppi di asiatici navigano in questo tratto di laguna per poi scendere in acqua e cogliere le ostriche tossiche riempiendo cassette su cassette che non viene difficile immaginare dove siano destinate.

Liberare dall’inquinamento la laguna

Invaso dalle ostriche tossiche, il ponte della Libertà è da anni al centro di lunghe discussioni istituzionali per la liberazione dei suoi archi dagli abbondanti gruppi di molluschi aggrappati alla struttura. Questi, uniti agli inerti e ad altri materiali scaricati nel tempo all’interno della laguna, come una diga ostruiscono il regolare flusso delle acque. Da qui non è difficile dedurre come ciò possa causare un progressivo interramento dell’area lagunare davanti a San Giuliano, in quella che si può definire una bomba ecologica colma di veleni.

Solo 25 dei ben 200 archi hanno attualmente subito l’intervento del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche. Se a questi si sommano altri 19 già liberati in passato, il risultato è che rimangono 166 archi ad attendere la manutenzione, oggi necessaria come non mai.

Mangia italiano

Gli interventi per liberare la struttura dalle ostriche tossiche richiedono infatti grande celerità oggi per due ragioni. Se la prima e più urgente rimane il liberare la laguna dall’inquinamento della “diga” stagnante, il secondo è certamente quello di evitare decine di intossicazioni alimentari ai molti clienti della cucina orientale. In un’Italia soffocata da ristoranti cinesi, sushi e fast food, ancora una volta questi fatti dovrebbero farci invece riscoprire ed amare la cucina di casa nostra. Con ogni probabilità la più varia, buona e salutare al mondo.

Andrea Bonazza

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