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Meloni e Macron, della Francia non c’è da fidarsi ma ci si può trattare: ecco perché

by Stelio Fergola
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Meloni Macron trattativa

Roma, 21 giu –  Giorgia Meloni incontra ancora una volta Emmanuel Macron e sembra che la fase sia di disgelo. A Parigi, il presidente del Consiglio italiano e il capo del governo francese cercano intese, accordi che possono anche essere plausibili (soprattutto se motivati da condizioni esterne che de facto potrebbero favorirli), ma senza mai dimenticare che, quando si ha di fronte la Francia, spesso si parla di un concorrente che non si fa alcuno scrupolo a camminarci sopra quando è – per i suoi interessi – il caso di farlo.

Meloni e Macron, il “disgelo”

Si può definire disgelo, quello tra Meloni e Macron? Al momento, forse sì. Questo perché banalmente c’è qualche interesse in comune. E soltanto gli idioti hanno relazioni negative con un interlocutore con cui si può collaborare per interessi in comune. L’interesse comune nella fattispecie sembra quello relativo alla sedicente riforma del parametri di Maastricht – ammesso e non concesso che avverrà mai – e alla distanza che sul tema separa Parigi da Berlino. Avvicinandola, quindi, di più a Roma.

Ed è proprio su questo che punta il premier Meloni, affermando, dopo il bilaterale: “Non possiamo consentire che tornino parametri europei che oggi sarebbero assolutamente inadeguati. La sfida è una governance incentrata sugli investimenti sulle materie strategiche, che non possono essere considerati come tutti gli altri. Su questo siamo d’accordo con la Francia”. Poi la solita tiritera su Italia e Francia che va ribadita quasi per protocollo, ma che in questo caso potrebbe avere della sostanza alla base:  “Sono due nazioni legate, centrali e protagoniste in Ue, che hanno bisogno particolarmente in un momento come questo di dialogare perché molti e convergenti sono i nostri interessi comuni”.

Sul tema dei clandestini, il presidente francese ha invocato la necessità di coordinamento tra i due Paesi sui flussi migratori per “evitare drammi nel Mediterraneo”, “rafforzando le frontiere esterne dell’Ue”. Ma già su questo, c’è da tenere di più gli occhi aperti. Parigi è stata protagonista di una serie di azioni assolutamente ostili nei confronti del governo di Roma, nei primi mesi di insediamento dell’esecutivo guidato da Meloni, proprio sul tema dei clandestini. Possibile una marcia indietro, certamente. Ma senza dimenticare mai con chi si ha a che fare.

Della Francia non c’è da fidarsi ma ci si può trattare: ecco perché

La questione ruota molto intorno alla questione della sedicente riforma del Patto di stabilità, un argomento in cui si è approfondita la divisione tra i Paesi dell’Europa continentale e quelli Mediterranei. In particolare, si è espressa una indubbia differenza tra le posizioni francesi e tedesche, con i transalpini più insofferenti ai “meccanismi automatici” per il rispetto dei parametri e per le regole che essi dovrebbero mantenere, e i tedeschi al contrario più desiderosi di un sistema ancora più severo per comminare le sanzioni agli Stati ritenuti “non virtuosi” sull’ossessivo tema del contenimento del debito. Insomma, chi ha meno debito fa il galletto con chi ne ha di più, e la Francia sicuramente si trova nella seconda condizione, con la differenza che è sempre riuscita a non accusare eccessivamente il problema per via del suo peso politico (e delle continue violazioni dei parametri di Maastricht), a differenza dell’Italia. Quello attuale, tuttavia, potrebbe essere un “vuoto” in cui infilarsi. Perché nella politica – internazionale in questo caso – nessuno è amico per sempre e non ci si può fidare di nessuno. Invero, si può tranquillamente sostenere che di amici non ne esistano. Esistono però soggetti con cui si possono sviluppare interessi convergenti, e in quel caso occorre approfittarne. Senza dimenticare che stiamo parlando di Parigi: la stessa che, per l’Expo 2030, sostiene la candidatura di Riad. Insomma: occhio.

Stelio Fergola

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Germano 21 Giugno 2023 - 2:40

Ma neanche da te cara Melona ! Ti ricordi le promesse fatte in campagna elettorale? Quindi? Stanno arrivando più immigrati di quando il PD era al potere.

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