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Nella mente dell’Isis: ecco perché i terroristi scambiano le ragazzine per “crociati”

by La Redazione
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Manchester, 25 mag. – “Uno dei soldati del Califfato è riuscito a posizionare ordigni esplosivi in mezzo a un raggruppamento di crociati nella città britannica di Manchester. Per chi venera la Croce e i loro alleati il peggio deve ancora venire”. Le parole con cui l’Isis ha rivendicato la strage nella città britannica lasciano sgomenti per l’incongruenza tra la descrizione dell’obbiettivo (“un raggruppamento di crociati”) e la realtà: il concerto di una pop star ragazzina molto politicamente corretta seguita da adolescenti del tutto inoffensivi.

Come è possibile vedere in quelle ragazzine col cerchietto dei “crociati”? Se lo stanno chiedendo in molti, increduli. Ma questo accade solo perché continuiamo a non comprendere la mentalità di queste persone. E poiché queste persone ci hanno dichiarato guerra, capire come ragionano è qualcosa di cruciale per garantire la nostra sopravvivenza. La prima cosa che va detta è che i musulmani in generale, anche quelli assolutamente ragionevoli e pacifici, hanno una difficoltà storica nel distinguere società e religione. E questo non solo nei confronti della loro società, ma anche della nostra.

Quando un musulmano medio vede la nostra tv (mettiamo un video ammiccante di Ariana Grande) non dice “questa società decadente ha abbandonato il cristianesimo e si è ridotta così”, bensì “guardate che porcile la società cristiana”. Ai loro occhi, il cristianesimo è ancora oggi il motore principale di tutto ciò che accade nella nostra società, così come l’islam lo è di ciò che accade nella loro. Su questo aspetto, che, ripetiamo, è tipico della mentalità musulmana in generale, lavora in modo peculiare l’ideologia del fondamentalismo, per cui, alla fine, non solo la nostra società è schiacciata sul cristianesimo, ma addirittura sulla sua versione crociata.

Non solo siamo tutti cristiani, ma, in quanto cristiani, siamo anche tutti oppressori e imperialisti. E lo siamo senza eccezioni. Essere bambini o anche essere adulti, ma “buoni e tolleranti”, non serve a nulla, perché la loro definizione dell’essere “crociato” ha caratteristiche quasi razziali. Si è crociati per ciò che si è, non per ciò che si fa. Ecco perché anche le ragazzine di Manchester sono crociate e meritano di morire. Anche loro portano nel sangue e nella pelle il segno dei torti inflitti al mondo musulmano.

Tutta la storia dell’islam, che è stata soprattutto una storia di conquiste violente, diventa ai loro occhi una storia di umiliazioni impartite da noi, che loro vorrebbero vendicare. Le crociate – il cui mito mobilitante, in ambito islamico, è tiotalmente moderno, peraltro – diventano quindi l’idealtipo delle relazioni tra Occidente cristiano e islam. È una sorta di vittimismo atavico, che ha spiegazioni anche etnoculturali, e che viene continuamente alimentato dalle sinistre europee e dalle loro crociate contro l’islamofobia. 

Come ha scritto Francesco Borgonovo nel suo L’impero dell’islam, “il maggiore responsabile della radicalizzazione e dell’estremismo” è “il vittimismo musulmano, alimentato non solo dai leader islamici, ma pure dalla sinistra europea e globale”. Infatti, “tutta la retorica jihadista, a partire dagli scritti di Sayyid Qutb, teorico dei Fratelli musulmani, è basata sul risentimento. Sull’idea che i musulmani siano maltrattati dall’Occidente, che li bombarda nei loro Paesi e li discrimina quando si trasferiscono altrove. Gli effetti si conoscono. Chi cade nella rete comincia a sentirsi perseguitato ovunque, anche se nato e cresciuto in Europa.

Leggete quel che scrivono le ragazze che, dall’Italia, dal Regno Unito o dall’Austria, fuggono nel Califfato: ‘Solo qui in Siria siamo libere di praticare la nostra religione’. Parole che vengono ripetute costantemente dai pr dello Stato Islamico, secondo cui l’Europa è sprofondata in una sorta di nuovo Medio Evo, un’Età oscura”. Capire questo significa compiere il primo passo per impostare una strategia di risposta culturale. Non serve mostrarsi aperti e disponibili per fermare i terroristi, gli si facilita solo il compito. Come diceva il soldato americano che, in Full Metal Jacket, sparava dall’elicottero sui contadini, “tutti quelli che scappano sono vietcong. Tutti quelli che stanno fermi sono vietcong molto bene educati”. Ecco cosa sembrate agli occhi degli islamisti quando predicate apertura e bontà: solo dei crociati molto ben educati.

Adriano Scianca

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1 commento

nemesi 25 Maggio 2017 - 3:17

pregiatissima analisi;

non a caso, se non ci fosse da parte loro una totale quanto errata identificazione dell’occidentale/europeo come Cristiano in quanto tale, i primi posti ad essere presi di mira sarebbero le Cattedrali Cristiane,e non già discoteche,centri commerciali ed aeroporti.

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