Roma, 3 giu – Immaginiamo che avranno concordato prima la linea fra di loro. Ipotizziamo che il genitore abbia deciso di prendersi la colpa e scagionare il figlio, un po’ per affetto paterno, un po’ perché magari la colpa era sua davvero. Chissà. Fa comunque una certa impressione vedere Lionel Messi difendersi in tribunale dall’accusa di aver sottratto al fisco di circa 4 milioni nel 2007-2009 e puntare tutto sulle colpe del genitore. L’asso del Barcellona si è presentato poco dopo le 10 all’Audiencia Nacional insieme al padre Jorge e al fratello Rodrigo.
E si è difeso così: “Ero totalmente all’oscuro delle operazioni fiscali messe in campo da mio padre Jorge e non ho mai partecipato in alcun modo alle decisioni prese. Io pensavo solo a giocare. Firmavo contratti perché mi fidavo di mio padre e mai pensavo che mi potesse ingannare. Non mi sono mai interessato a questi problemi, quindi non sapevo che stavo infrangendo la legge”. Come dicevamo, magari si tratta di una linea difensiva che ha un senso, processualmente parlando. E di sicuro il padre del giocatore ha avallato la strategia: “La mia intenzione era quella di rendere la vita più facile a mio figlio, che doveva dedicarsi solo a giocare. Leo non sapeva nulla di queste aziende e non ha letto i contratti”, ha detto Jorge Messi. Ma certo il calciatore poteva calcare meno la mano, magari evitando di parlare di un “inganno” da parte del padre.
Che alle prodezze in campo dell’argentino non corrisponda una spiccata simpatia è cosa abbastanza nota. E anche nello spogliatoio blaugrana sembra proprio che sia lui a decidere chi è dentro e chi è fuori in base a quanto i possibili concorrenti possono fargli ombra. Che la ferocia della “Pulce” non risparmiasse neanche i famigliari era però cosa che neanche i suoi critici potevano immaginare.
Giuliano Lebelli
2 comments
Perfetto tipo umano per giocare in una squadra come il Barcellona. Rispecchia in maniera completa società e tifosi.
Onora il Padre e la Madre ….