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Dal metal a Diabolik e Marinetti: storia folle di Mike Patton

by Adriano Scianca
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Mike_PattonRoma, 4 giu – Mike Patton lo ami o lo odi. C’è poi la terza possibilità, che è: «Chi diavolo è Mike Patton?». Del resto lui se l’è andata a cercare, rifiutando ingaggi che l’avrebbero trasformato in una vera rockstar, e invece ha preferito portare avanti i più originali e strambi progetti creativi gli passassero per la mente. Dunque, chi diavolo è Mike Patton? La risposta più banale è: l’ex cantante dei Faith No More, di cui è stato frontman per una decina d’anni, tra il 1988 e il 1998, fissando un pezzo dell’estetica e dell’atmosfera degli anni ’90. Ma è veramente troppo poco per un artista capace di cantare in inglese, italiano, spagnolo, portoghese e latino, in grado di passare indifferentemente dal rap al crooning, dal growl al falsetto, il tutto con un’estensione vocale di sei ottave e interessi artistici bulimici, sconfinati, lontani da ogni conformismo.

Per chi voglia fare un salto nelle meraviglie del mondo di Patton, è appena uscito un voluminoso saggio di Giovanni Rossi, intitolato Epic. Genio e follia di Mike Patton (Tsunami, 22 €, pp. 543). Michael Allan Patton pattonnasce il 27 gennaio 1968 a Eureka, cittadina californiana da cui si dice che Carl Barks abbia preso spunto per disegnare Paperopoli nei fumetti Disney. Qui, il futuro artista cresce come un tipico ragazzo americano: le sue passioni sono i videogiochi, la pornografia, il baseball e la pallacanestro. Se vivi a Eureka, la tua California non è la stessa di Los Angeles o San Francisco. Bisogna inventarsi qualcosa per passare le giornate. È più che altro per questo che nascono i Mr Bungle, uno dei più folli, estremi, provocatori e scanzonati gruppi a cavallo tra anni ’80 e ’90. Una roba abbastanza di nicchia, ma tanto basta per far sì che i Faith No More, all’epoca in cerca di un cantante, notino il giovane e decidano di fargli fare il grande salto. Ma è ancora davvero l’inizio.

Mike non sfrutta la celebrità (e i soldi) per ricreare lo stereotipo del divo maledetto: la sua unica droga resta il caffè, che beve in quantità industriali, e anziché lasciar circolare voci su orge varie, fa sapere al mondo di odiare le groupie. In un ambiente in cui qualsiasi complesso di sedicenni che suona in garage lancia proclami impegnati, Patton rifiuta il tono da profeta: «Odio portare una bandiera e dire che stiamo guidando la rivoluzione rock o qualsiasi altra cosa», dice. Musicalmente vuole essere avanguardia, ma anziché andarla a cercare in qualche soporifero sofisma sonoro post-punk si butta sul… futurismo. E così può uscirsene con un album da solista come Pranzo Oltranzista, basato sul testo La cucina futurista di Filippo Tommaso Marinetti e Fillia.

Dopo lo scioglimento dei Faith No More fonda i Fantomas. Il gruppo dovrebbe inizialmente chiamarsi Diabolik: Patton è un fan sfegatato del fumetto delle sorelle Giussani e del film che ne trasse Mario Bava, ma poi ha un sogno in cui l’avventura artistica dei Diabolik finisce malissimo, e allora cambia. È comunque l’ennesimo tributo a un personaggio politicamente scorretto della cultura popolare italiana. Ne arriverà anche un altro: sarà l’album Mondo Cane, in cui Patton, che pure ha prestato la sua voce anche ai Sepultura, si mette a rielaborare una serie di vecchi brani italiani, da Gino Paoli a Fred Bongusto. Del titolo, dice: «È fantastico, è un vecchio detto italiano che mi piace molto, un’imprecazione colorita e piena di significato. Ma è anche il titolo di un film, che a sua volta prende il nome da quel detto. Non ho intenzione di mentire, mi piacciono molto sia la connotazione che la provocazione legate al titolo del film». Il riferimento è ovviamente al famoso film di Gualtiero Jacopetti del 1962, messo al bando dalla cultura ufficiale dell’epoca perché “reazionario” e poco conformista. E ancora, la passione per Ennio Morricone, l’ammirazione per Demetrio Stratos, degli Area, o per una band provocatoria come i Disciplinatha. Una vera sintonia con una certa Italia, quella profonda, seminale, creativa. La stessa che, in altri ambiti, ha conquistato Tarantino. La stessa cui gli italiani spesso voltano le spalle, cercando di fare i fighi imitando gli americani. Senza peraltro riuscirci.

Adriano Scianca

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1 commento

Emanuele 5 Giugno 2016 - 4:20

L’ho visto suonare dal vivo con i Faith No More due volte, ero un loro fan sfegatato, che ricordi!!! Grazie Adriano

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