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Nasce “Atomik”: la prima vodka realizzata con il grano di Chernobyl

by Ilaria Paoletti
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Kiev, 9 ago – Atomikquesto è l’emblematico nome della prima vodka al mondo realizzata con il grano di segale proveniente dalla cosiddetta “zona di alienazione” di Chernobyl. Creata un team di scienziati messo insieme dal professor Jim Smith dell’Università di Portsmouth, si prefigge come obiettivo quello di dimostrare che l’area circostante la centrale nucleare in cui avvenne l’infausto incidente nel 1986 può ancora dare molto alla società anche in termini commerciali.

La Chernobyl Spirit Company

La Chernobyl Spirit Company, società che produce la vodka Atomik, con i proventi delle vendite del superalcolico intende aiutare le comunità ucraine dell’area devastata dal disastro del reattore n. 4 nel 1986 che, ancor oggi, stentano a rimettersi in piedi. La vodka di Chernobyl è stata realizzata con grano di segale contaminato e acqua entrambi provenienti dalla zona del meltdown nucleare. Secondo il professor Smith, la vodka Atomik non è assolutamente radioattiva: “E’ radioattiva come qualsiasi altra vodka” gioca Smith. E spiega: “Abbiamo preso il grano dai campi e l’acqua dalle falde acquifere di Chernobyl e tutto è stato distillato. Quando si distilla qualcosa le impurità rimangono nel prodotto di scarto“.

Ma non è radioattiva

Analizzata dai chimici dell’Università di Southampton, ateneo dotato di un laboratorio specializzato in analisi sulla radioattività, la vodka di Chernobyl non è risultata assolutamente pericolosa per l’organismo umano. Gennady Laptev, scienziato ucraino che ha partecipato al progetto della Chernobyl Spirit Company, sostiene che lo scopo di creare Atomik  era proprio quello di dare un’utilità ad una zona altrimenti desolata: “Non bisogna semplicemente abbandonare la terra. Possiamo usarla ancora in diversi modi e produrre cose che saranno prive di radioattività“.

Aiutare comunità distrutte da Chernobyl

Il professor Smith lavora su Chernobyl sin dai primi anni novanta e si è dichiarato sorpreso di come la natura abbia, lentamente, rialzato la testa mentre le condizioni economiche della zona e delle città che circondano Chernobyl siano ancora molto critiche: “Mancano servizi sanitari, posti di lavoro, investimenti. Speriamo che questo progetto possa aiutare” dichiara Smith. La Atomik ad oggi esiste in un solo esemplare, ed è definita adatta  “sia per il martini sia mescolata con lo champagne“. I ricercatori puntano a  produrre almeno 500 bottiglie in un anno e ritengono che i clienti saranno, soprattutto, coloro che hanno amato la serie inglese Chernobyl; gli stessi che stanno sorprendentemente dando nuova linfa vitale alla zona con un turismo sempre crescente.

Ilaria Paoletti

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2 comments

Pietro Deidda 9 Agosto 2019 - 10:14

Nessuno pensa che a Chernobyl non c’è na beata mazza?

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SergioM 12 Agosto 2019 - 1:45

Non è radioattiva ?
Non e prodotta in zona …
L’attività diminuirà in
12.000 / 24.000 anni … sono ipotesi NON verificate , ovviamente , forse ottimistiche ; basate sul degrado dell’uranio ….
Ma … era uranio ?
o era un sito di produzione di bombe ?
Quindi uranio arricchito o Plutonio o ….

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