Washington, 17 ott – “Non fare lo spaccone. Non fare il matto. Ti chiamo più tardi”. Si conclude così la lettera ufficiale (dai toni molto poco istituzionali) che il 9 ottobre scorso il presidente Usa Donald Trump ha inviato a Recep Tayyp Erdogan. Lettera che – a detta dello stesso Trump nel corso della conferenza stampa congiunta con il presidente italiano Sergio Mattarella – dimostrerebbe che gli Usa non hanno dato il via libera all’invasione turca della Siria. Peccato che il placet è stato conclamato dal ritiro delle truppe Usa proprio interessata dall’offensiva di Ankara. Ma torniamo alla lettera.
“Non voglio essere il responsabile della distruzione dell’economia turca”
La missiva è pervenuta ai canali televisivi Usa, tra cui Fox News, e pubblicata su Twitter dalla nota presentatrice Trish Regan. Nel documento, il presidente Usa cita una lettera “confidenziale” a lui inviata dal generale Mazloum, capo militare delle Forze democratiche siriane, in cui quest’ultimo si dice “disponibile a negoziare e a fare concessioni che (i curdi, ndr) non avrebbero mai fatto in passato”. “Lavoriamo a un buon accordo! Tu non vuoi essere responsabile del massacro di migliaia di persone – scrive Trump – io non voglio essere responsabile della distruzione dell’economia turca. Te ne ho dato un piccolo esempio con quanto accaduto con il pastore Brunson”. Nella lettera Trump ricorda a Erdogan di aver “lavorato duro per risolvere alcuni dei tuoi problemi”. “La Storia – conclude il presidente Usa – ti giudicherà positivamente se farai le cose in un modo che è giusto e umano. Ti considererà per sempre come il diavolo se qualcosa di buono non accadrà”.
“La lettera è autentica”
La Casa Bianca ha confermato l’esistenza della lettera e il suo contenuto. Lo ha fatto con la corrispondente del New York Times, Katie Rogers, che su Twitter ha scritto: “Abbiamo sentito la necessità di chiedere alla Casa Bianca se la lettera fosse autentica. E lo è“.
Così come pare più che verace il tono quasi amichevole di Trump. Fermo restando che quel “non fare il matto” è comunque una minaccia del leader della nazione più potente al mondo.
Adolfo Spezzaferro