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Obama condanna torture Cia, jihadisti minacciano vendetta

by Melania Fiori
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untitledRoma, 11 dic – I jihadisti insorgono contro gli USA a causa del rapporto sulle brutali tecniche di interrogatorio della Cia, reso pubblico dalla Commissione intelligence del Senato e, se nel resto dell’Occidente “per bene” è iniziata una gara al più indignato, gli stessi promettono una vendetta contro il “serpente americano”.

Secondo Site – il sito di intelligence che monitora l’attività online degli estremisti islamici – i jihadisti si starebbero servendo del rapporto per reclutare “fratelli e sorelle” e incitare a nuovi attacchi. Molti di loro propongono di usare nei confronti degli ostaggi dell’ISIS gli stessi metodi utilizzati dalla Cia.

Il rapporto del senato, in termini di denuncia di atti costituenti gravi violazioni dei diritti umani, si è così trasformato in un’emergenza internazionale su più fronti. La mobilitazione sta interessando sia gli USA che l’Europa, in cui è scoppiata un’ulteriore polemica correlata alla concessione, da parte della Polonia, di una sede per un sito segreto della Cia in cui torturare i prigionieri. Sarebbe emozionante e al tempo stesso pietoso pensare che, dietro gli occhioni lucidi di Obama che celebra la sua più severa condanna, ci sia veramente un alone d’ingenuità, quella mancata consapevolezza che oggi gli permette di dire ” I duri metodi utilizzati dalla Cia sono contrari e incompatibili con i valori del nostro Paese”.

Andiamo con ordine. Il rapporto della Commissione intelligence del Senato – in libreria dall’8 gennaio per i più sadici – è stato reso pubblico dopo cinque anni di studio. Nel rapporto si legge che lo studio del comitato, ufficialmente avviato a marzo 2009, consta di un lavoro integrale di oltre 6.700 pagine, le 500 del rapporto declassificato il 3 dicembre sarebbero quindi il risultato di una mole di lavoro ingente. A capo del comitato la senatrice Dianne Feinstein, democratica, che scrive un’introduzione del rapporto al limite tra il “teen drama” e i film di spionaggio. Secondo la Feinstein la necessità di declassificare il report sarebbe determinata dal bisogno di non poter permettere “che la storia sia dimenticata e gravi errori del passato ripetuti”. Un inno alla memoria quindi.

In un momento in cui gli USA prestano il fianco alle minacce dell’ISIS, senza tra l’altro troppe assicurazioni di consenso da parte dei Paesi a cui chiedono aiuto (come l’Iran a cui Obama aveva inviato una lettera segreta di richiesta di sostegno), non sembra apparentemente esistere alcuna logica per cui un gruppo di senatori a guida democratica, abbia deciso di rivelare verità scomode. Potrebbe essere davvero il sogno di un manipolo di puri per la lotta ai trattamenti inumani e degradanti?

A nessun occhio attento questa può passare come una risposta credibile. Prima di tutto per i tempi. Nessuno dubita, come la senatrice tende a sottolineare, che prima di procedere alla declassificazione si sia passati a lunghissimi iter decisionali e burocratici, ma lo “spirito di salvaguardia del genere umano” non dovrebbe essere sottoposto ad attese o calma, dovrebbe ardere. In ogni caso gli Stati Uniti sanno benissimo che esistono enti utili per comunicare verità scomode, giornalisti con fonte segreta, Human Rights Watch, Amnesty International. Invece no. Dianne è più pura e voleva dirlo lei, quanto meno voleva dirlo a tutti, voleva che fosse un mea culpa politico e che passasse per la bocca di Obama.

Ed è proprio qui la chiave di tutto. Obama fa sempre più fatica a far quadrare il premio Nobel per la pace con le missioni all’estero, non riesce neppure a esportare la pace come vorrebbe perché queste missioni non funzionano, la strategia statunitense è perdente. L’ISIS è una piaga con decubito lungo e faticoso e non è l’unica. L’instabilità dell’area mediorientale è la più grande dimostrazione di fallimento del progetto di esportazione democratica e Obama deve trovare capri espiatori. E’ cosi che a scadenze alterne la colpa passa su questo o quel corpo militare, su questa o quella agenzia. La Cia – una delle più gettonate nel gioco dello scarica barile – questa volta è nuovamente l’agnello sacrificale. “C’erano loro lì a fare quelle cose, non noi” è questo che sembra dire Obama quando parla di azioni contrarie allo spirito americano. Ma quello spirito è lo stesso di Guantanamo, di Abu Ghraib, lo stesso spirito che ha addestrato i jihadisti che adesso combatte. Quando Dick Cheney – vice presidente durante l’amministrazione Bush – si dice convinto dell’utilità dei metodi di tortura, senza preoccuparsi nemmeno di negare, esprime solo in modo più diretto degli altri il vero spirito americano, quello di una dittatura democraticamente estesa.

Melania Fiori

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