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“Pagata di più perché nera”: una sentenza di lavoro fa discutere la Gran Bretagna

by Ilaria Paoletti
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Pagata più nera sentenza

Roma, 23 mar  – Siamo in Gran Bretagna dove Matthew Parr, funzionario statale, ha citato in giudizio il governo per discriminazione sessuale e razziale: la collega nera Wendy Williams è stata pagata più di lui sulla base di una “discriminazione positiva”.

Gran Bretagna, “collega nera pagata di più”

Entrambi, sia il bianco Parr che la nera Williams, sono HM Inspectors of Constabulary (HMI) ovver supervisionano le forze di polizia del Regno Unito: il tribunale nega che Parr sia stato discriminato, ma ha anche stabilito che la signora Williams potrebbe aver beneficiato di una “discriminazione positiva” perché la sua etnia e il suo genere le davano maggiore “influenza”. Il giudice del lavoro ha continuato: “La decisione di aumentare la retribuzione della signora Williams può aver costituito una discriminazione positiva a suo favore, almeno in parte è attribuibile alla percezione del convenuto che lei, in quanto donna di colore, rappresentasse un maggior rischio di contenzioso e reputazionale rispetto al ricorrente. al momento della sua nomina”.

La sentenza che fa discutere

L’ispettore della polizia di Sua Maestà Matthew Parr ha detto di essere stato pagato 52.000 sterline in meno di Wendy Williams per fare lo stesso lavoro. Ha intentato quindi causa presso il tribunale del lavoro contro il Ministero dell’Interno, sostenendo di essere stato discriminato per motivi di razza e sesso perché è un uomo bianco. Il ministro degli Interni britannico Priti Patel, sostenuto dalla signora Williams, ha cercato di far sì che gli stipendi, che altrimenti sarebbero stati divulgati dal tribunale,rimanessero segreti: ma la sua obiezione è stata respinta.

La “discriminazione positiva

Il tribunale di Londra ha ora stabilito che il signor Parr non è stato discriminato, perché era l’ultimo di una nuova salariale, il cosiddetto “nuovo arrivato”. Ma i giudici hanno concluso anche che il Ministero dell’Interno aveva temuto possibili accuse di razzismo relativamente allo stipendio della collega nera, la quale aveva beneficiato di una “discriminazione positiva”. I togati britannici nella sentenza sostengono che questa “discriminazione positiva” era alla base del suo aumento di stipendio da 165.000 sterline a 185.791.

Ilaria Paoletti

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2 comments

jason17 23 Marzo 2021 - 5:35

Negra, donna, magari pure lesbica, ancor meglio se transgender. Questi saranno i requisiti per ottenere il massimo salariale, nella fantastica società distopica, creata dai Progressisti in salsa occidentale.

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Sergio Pacillo 23 Marzo 2021 - 10:03

E non va bene.
E non va bene che qualcuno si lamenti.

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