Roma, 21 mag – La Francia sembra aver avviato un processo contro l’Italia. La politica italiana in tema di migranti viene duramente criticata da alti esponenti del governo francese, i quali dichiarano, più o meno velatamente (ma più meno), che la politica del governo Meloni sarebbe spietata e disumana. Parole pesanti, gravi, che hanno portato a una ferma risposta da parte delle istituzioni italiane: “Non usateci per i vostri conti interni”, ha detto Giorgia Meloni. E probabilmente è vero.
Francia vs Italia, il nemico esterno
Che le democrazie europee siano in crisi è ormai palese. L’inflazione galoppante e il coinvolgimento de facto diretto nella guerra russo-ucraina ha generato molte tensioni tanto nell’opinione pubblica, che sempre più si interroga rispetto alle conseguenze che l’intervento nella guerra avrà. In una situazione di questo tipo, non c’è da stupirsi se chi detiene il potere decisionale cerca il capro espiatorio all’esterno. Non è un peculiarità solo delle dittature, come erroneamente si crede: il nemico esterno è un cliché della politica; quando non sei in grado di governare, quando non sei in grado di dare una risposta ai problemi che i cittadini avvertono, trova qualcuno di esterno, un nemico appunto, cui scaricare la colpa. Distrazione e canalizzazione del malcontento interno.
Ai problemi legati all’inflazione e alla guerra, si aggiunge l’emergenza migranti. Un’emergenza reale, effettiva, che va considerata nella sua gravità a prescindere dalle posizioni ideologiche che si vogliono assumere: ci sono, lo hanno detto anche i servizi segreti, centinaia di migliaia di persone pronte ad arrivare in Europa; e ad arrivarci attraverso l’Italia. I governi europei sanno perfettamente che, al di là delle belle parole, la popolazione può sopportare l’impatto dei flussi migratori fino a un certo punto, e che il clima sociale non è certamente dei più propensi: si è generosi quando si sta bene, e ora le popolazioni europee stanno male (per i problemi sopra citati). Parimenti, i governi sanno di non essere in grado di arrestare i flussi migratori: come possono farlo? Già l’Ue si è dimostrata, più volte, incompetente e impreparata a gestire i flussi migratori, e a farsi carico in modo serio (cioè, modificando i trattati attualmente vigenti) di coloro che arrivano sulle coste italiane: non esiste, come è noto, un piano accettabile di ridistribuzione, e non sono mancati i casi in cui navi che potevano approdare in Paesi diversi dall’Italia sono state spinte sulle nostre coste. Addirittura, la Francia è arrivata a schierare la Gendarmeria e l’esercito al confine italo-francese, per evitare passaggi illegali. Così, per non riconoscere la propria impotenza, la Francia (e non solo la Francia) scarica sul governo italiano la colpa dei continui flussi: siccome l’Italia non è in grado di gestire i flussi (dove “gestire” deve essere tradotto con “arrestare”, anche se non si può dirlo esplicitamente), allora il problema migrazione è imputabile all’Italia.
A proposito di Piano Mattei
Un motivo ulteriore di livore nei confronti del governo italiano viene dalle azioni che quest’ultimo sta intraprendendo in Libia e nei Paesi del Nord Africa. Il governo italiano, conscio del fatto che difficilmente arriverà un aiuto serio dall’Ue, si muove da solo, e tenta di instaurare relazioni commerciali e politiche forti coi Paesi che sono stati investiti dalla cosiddetta (“cosiddetta” perché in realtà le sommosse hanno portato quasi ovunque o alla dittatura militare o all’anarchia politica e alla conseguente instabilità economica o ancora all’instaurazione di regimi fondamentalisti) primavera araba (l’insieme di queste relazioni è stato nominato, un po’ pomposamente, forse, Piano Mattei): ritornando ad avere relazioni commerciali forti, è possibile ottenere l’appoggio dei governi locali per gestire i flussi migratori.
Quando, al tempo, Berlusconi dichiarò esplicitamente che destituire Gheddafi era un errore, le critiche furono quelle che tutti noi possiamo immaginare: strizza l’occhio alla dittatura, antepone la sua amicizia personale con Gheddafi agli interessi geopolitici. In realtà, l’allora Presidente del Consiglio aveva una visione prospettica e lungimirante, basata non su filosofici discorsi etici ma su un approccio realistico alla politica. La morale diventa la spada con cui colpire l’avversario, così era e così è ancora. Meloni viene attaccata come fu attaccato Berlusconi. Perché sta cercando di agire politicamente in modo realistico, conscia del fatto che, salvo l’occupazione militare (che non è costituzionalmente accettabile), la sola alternativa per provare a gestire il flusso di migranti è la cooperazione fra gli Stati del Nordafrica e l’Italia. La Francia è consapevole di ciò e si oppone a questa strategia, poiché teme che il rafforzamento dell’asse Roma-Tripoli (o Roma-altri Stati del Nordafrica) possa minare i suoi propri interessi economico-commerciali, che sono favoriti dallo stato di anarchia nel quale molti di questi Paesi si trovano.
Enrico Cipriani
1 commento
La democrazia è una crisi perpetua, uno scontro tra il 5% di buoni ed il 5% dei malvagi, con altri increduli, incoscienti… sostanzialmente insufficienti. E’ uno scontro tra estremi non certo di tipo semplicemente politico, quanto piuttosto ideologico, di cuore e di spirito.