Mezzo Grillo, mezzo Tsipras, in Spagna fanno un Pablo Iglesias. Con il comico pentastellato il rampante spagnolo ha sicuramente in comune la protesta anticasta, l’efficace utilizzo della rete (con le primarie online), lo scagliarsi contro i partiti tradizionali, l’ambientalismo come stella polare posta al centro del firmamento politico. Al leader della sinistra radicale greca lo accomunano il linguaggio e i riferimenti culturali di stampo marxista (a Repubblica ha recentemente dichiarato di rifarsi esplicitamente al pensiero di“Gramsci e Marx”). Buona parte del programma di Podemos è senz’altro simile a quello di Syriza, su tutti la ristrutturazione del debito e il rilancio degli investimenti pubblici, e con il partito di Tsipras gli eurodeputati di Podemos siedono a Bruxelles avendo preso parte al Gue/Ngl, il Gruppo Confederale della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica.
Che sia un Grillo più di sinistra o uno Tsipras più grillino, certo è che la debacle del bipolarismo spagnolo palesatasi alle elezioni europee ha aperto un vuoto da colmare in Spagna. Podemos allora prova a sganciarsi anche dalla sinistra, dichiarandosi appunto “né di destra né di sinistra”, per quanto il leader Iglesias non esiti a definirsi “un uomo di sinistra”. Difficile definirsi, facile confondersi, o per lo meno confondere gli elettori che, passateci l’ossimoro, si convincono confondendosi. Se poi da un lato la protesta contro la casta dei partiti tradizionali ha caratterizzato da subito il movimento spagnolo, dall’altro a differenza dei Cinque Stelle italiani Iglesias non rifiuta a priori alleanze o accordi elettorali.
Sull’euro si naviga a vista, tra marce e retromarce, adesso, dopo un’iniziale proposta di uscita, il leader di Podemos dichiara che no, “non è possibile uscire dall’euro”. Sull’immigrazione nulla di nuovo rispetto alla classica linea assistenzialista della sinistra, accoglienza senza discussioni. Nella bozza di programma economico diffusa a fine novembre, Podemos ridimensiona poi le proposte “rivoluzionarie” della prima ora: età pensionabile non più anticipata a 60 anni, ma a 65 com’è attualmente (il governo spagnolo di Rajoy vuole portarla a 67), “dialogo per ristrutturare il debito, negoziare e dialogare” (si, no, forse), il tanto decantato reddito di base universale (una sorta di reddito di cittadinanza senza frontiere) diventa un più soft “aiuto per le persone che non percepiscono un reddito”, non si parla più di nazionalizzazione delle banche ma di “maggior partecipazione pubblica nel sistema bancario”.
Un po’ Keynes un po’ Marx, un po’ indignati un po’ moderati, un po’ e di tutto un po’. Un Podemos. Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole. Mettiamoci anche un po’ di Mao.
Eugenio Palazzini
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[…] le proposte più interessanti del programma, si possono elencare la nazionalizzazione delle banche, l’uscita dalla NATO, l’adozione del reddito di cittadinanza, oltre alla messa in […]
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