Roma, 30 mag โ Archiviata la tornata elettorale europea ecco subito la mossa strategica dello scacchista Putin. I leader di Russia, Bielorussia e Kazakistan si sono incontrati due giorni fa ad Astana e hanno firmato il Trattato sull’Unione Economica Euroasiatica. Un documento che segna una svolta storica per quanto riguarda le relazioni politiche ma soprattutto commerciali tra i tre paesi divisi dai tempi dell’Urss. In una nota del Cremlino si legge che l’obiettivo dei tre paese รจ โgarantire la libera circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e della forza lavoro e condividere una politica comune nelle aree chiave dellโeconomia: energia, industria, agricoltura e trasportiโ. Secondo quanto dichiarato dal presidente russo Vladimir Putin, subito dopo il raggiunto accordo e l’apposizione della firma nella capitale kazaka, โoggi stiamo creando insieme un poderoso centro attraente di sviluppo economico, un grande mercato di interesse regionale che raccoglie piรน di 170 milioni di persone. La nostra Unione dispone di risorse naturali immense.โ
Un campanello d’allarme o un’opportunitร per il vecchio continente? Intanto vediamo di capire meglio la portata di questo trattato.
Nulla nasce per caso e l’accordo raggiunto all’indomani delle elezioni europee tra i tre paesi euroasiatici รจ frutto di un lungo percorso avviato nel 1997 quando il presidente kazako Nursultan Nazarbaev, tuttora in carica, pubblicรฒ un libro intitolato โLโUnione Eurasiatica. Idee, pratica e prospettive (1994-1997)โ in cui prendeva in esame le luminose prospettive di una convergenza tra le repubbliche ex sovietiche. Giร nel 1995 Bielorussia, Kazakistan e Russia avevano siglato due trattati per la futura costituzione di una Unione doganale eurasiatica e di uno spazio economico comune. Nel 2000 nasce la Comunitร economica euroasiatica (EurAsEC o EvrAzES) finalizzata a promuovere lโintegrazione economica dei Paesi membri con la realizzazione di un mercato comune inteso come vettore di sviluppo nelle repubbliche ex-sovietiche. Della Comunitร fanno parte come paesi membri: Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan (l’Uzbekistan si รจ autosospeso nel 2006) e come osservatori Moldavia, Ucraina e Armenia. L’organizzazione si รจ dotata di una serie di organismi: il consiglio interstatale, il comitato per lโintegrazione, il segretariato, lโassemblea interparlamentare, la Banca eurasiatica per lo sviluppo, il fondo Anti-Crisi e la corte comunitaria.
Nel 2010 prende vita l’Unione doganale euroasiatica, che apre alla libera circolazione di merci, capitali e persone tra Kazakistan, Russia e Bielorussia prefiggendosi l’obiettivo di allargare la partecipazione ad Armenia, Kirghizistan, Tagikistan e finanche al Vietnam.ย Un’unione che ha trovato da subito l’opposizione ferrea degli Stati Uniti, basti rimembrare la dichiarazione dell’ex segretario di stato americano Hillary Clinton del dicembre 2012: “Non si chiamerร Unione Sovietica, si chiamerร Unione doganale, si chiamerร Unione eurasiatica e tutto il resto, ma non facciamoci ingannare. Sappiamo qual รจ il suo obiettivo e stiamo cercando il modo di rallentarla o impedirla”.ย Un tentativo, quello del governo Usa, evidentemente andato a vuoto visti i positivi sviluppi dell’Unione e l’accordo raggiunto due giorni fa.
La sovranitร dei singoli stati non pare essere in discussione, ma si punta ad un’integrazione dei sistemi fiscali e bancari, al coordinamento delle politiche economiche e ad una direzione comunitaria della politica estera. Nel frattempo รจ stata indicata la sede dei principali organi dellโUnione. Il quartier generale dellโUnione Economica Eurasiatica avrร sede a Mosca, il Tribunale a Minsk e il regolatore finanziario ad Alma-Ata, il centro urbano ed economico piรน importante del Kazakistan. Il trattato prevede inoltre la graduale creazione di mercati comuni del petrolio e del gas che dovranno essere formati entro il 2025 e dal 2016 nascerร il mercato comune di articoli sanitari.ย Intanto Putin ha come obiettivo primario il 1 gennaio 2015, giorno in cui l’Unione Euroasiatica inizierร a funzionare realmente, e lavora puntando ad allargare l’organizzazione, in primis all’Armenia e al Kirghizistan. Intanto incontri con Cina, India, Vietnam e pure Israele sembrano essere giร in programma.
Mentre l’Unione Europea arranca e i paesi membri subiscono la crisi economica, da un atrio dell’Europa (la Bielorussia) fino all’estremo oriente si aprono prospettive inimmaginabili. Anche per aziende italiane come Eni, che ha iniziato l’estrazione del petrolio in Kazakistan giร nel 2013.
Eugenio Palazzini