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Si era spacciata per nera. Ora la Dolezal annuncia: “Sono bisessuale”

by Elena Sempione
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Washington, 16 giu – L’ex attivista per i diritti degli afroamericani Rachel Dolezal sarebbe bisessuale. Almeno stando al suo ultimo cinguettio su Twitter. Ma, conoscendo la sua tendenza a confondere realtà e desiderio, è comunque una dichiarazione da prendere con le pinze. Già, perché la Dolezal è balzata agli onori delle cronache nel 2015 quando venne scoperta la sua truffa: sebbene sia bianca figlia di bianchi, si era bellamente spacciata per nera. Così il mondo era venuto a conoscenza del transrazzialismo: se uno si identifica con una razza diversa dalla propria, allora appartiene ipso facto a quella razza. E chi mi contesta è un razzista xenofobo. Chiaro, no?

La bisessualità della Dolezal

Ad ogni modo, la Dolezal ha ora annunciato urbi et orbi anche la sua bisessualità: «Non ho assolutamente fretta di tuffarmi in una nuova relazione – ha scritto su Twitter – ma è sempre importante rimanere visibili. Sono bisessuale». L’ex attivista 41enne ha inoltre raccontato che «il mio primo bacio è stato con una ragazza quando avevo 18 anni», per poi specificare che «il fatto che io sia stata sposata (brevemente) con un uomo o che abbia avuto figli da partner maschi, non esclude affatto che io sia bisessuale». Infine, arriva il solito appello a non «ignorare o delegittimare la B in Lgbtqi», quella che sta appunto per «bisessuale». Ecco, vediamo di accontentarla, prima che si inventi anche la bisessuofobia.


Oggi che razza mi metto?

Nel 2015 il caso Dolezal suscitò negli Stati Uniti un grande dibattito sull’identità razziale, polarizzando il pubblico tra critici e sostenitori della donna. Tradita dai suoi stessi genitori, che denunciarono le truffa, la Dolezal fu accusata, tra le altre cose, di «appropriazione culturale» (che per le minoranza statunitensi equivale più o meno alle corna per un gentiluomo siciliano dell’Ottocento). Ad ogni modo, la scelta razziale della donna non ha convinto tutti ha pertanto avuto delle conseguenze: l’ex attivista fu infatti rimossa dalla cattedra di studi africani presso l’Eastern Washington University. Inoltre, avendo beneficiato dei sussidi per le minoranze, nel maggio del 2018 fu accusata dallo Stato di Washington di frode e spergiuro di secondo grado. La questione è stata poi appianata con un patteggiamento: la Dolezal ha accettato di rimborsare i fondi e di svolgere un servizio in favore della comunità.

Elena Sempione

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1 commento

Jos 16 Giugno 2019 - 8:34

..un tempo, non molto tempo fa,..qusto “essere” verrebbe ricoverato in un reparto con le pareti imbottite, ma, ormai, potrebbe diventare un economista di radio 24h della confindustria..

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