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Russia, le durissime regole per i lavoratori stranieri: testati ogni tre mesi

by Giuseppe De Santis
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Roma, 14 gen – Come nei Paesi occidentali, anche in Russia sono tanti gli immigrati arrivati in cerca di fortuna. Nella nazione più grande del mondo la maggioranza di lavoratori stranieri proviene dall’Asia centrale e dall’Europa dell’Est. A differenza dei Paesi occidentale però, la Russia ha regole severe che puntano a prevenire i problemi che solitamente si generano con l’immigrazione di massa. Adesso, inoltre, sono state introdotte regole specifiche per impedire addirittura che gli immigrati “contagino” i cittadini russi.

Russia, lavoratori stranieri testati ogni tre mesi

A tal proposito una legge approvata di recente dal Parlamento russo, prevede che tutti i lavoratori stranieri che non hanno un permesso temporaneo o permanente, debbano fare dei test ogni tre mesi per dimostrare che non hanno malattie infettive e non fanno uso di droghe. L’emendamento che introduce queste nuove misure restrittive è stato discusso dal Parlamento russo durante l’estate, ma è stato spiegato pubblicamente solo poche settimane fa. Le autorità russe sostengono che sia giustificato dalla necessità di prevenire “l’infiltrazione e la diffusione di pericolose malattie infettive in Russia”.

Nello specifico gli immigrati devono fare ogni tre mesi esami del sangue e delle urine, oltre a test per dimostrare di non avere malattie sessuali trasmissibili ed esami che scongiurino la presenza di tubercolosi. Il tutto loro spese. Come se non bastasse, ogni straniero dovrà consegnare alle autorità la propria foto e le impronte digitali. Chi rifiuta si vedrà revocare il proprio visto. Gli unici esentati da questi controlli solo i bambini di età inferiore ai sei anni.

Il Parlamento russo ha giustificato queste misure spiegando che è di vitale importanza impedire agli immigrati di portare malattie ai cittadini russi e le autorità di Mosca sono determinate ad andare avanti su questa strada. Nonostante le forti critiche da parte degli immigrati e delle organizzazioni umanitarie straniere.

Giuseppe De Santis

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4 comments

fabio crociato 15 Gennaio 2022 - 12:02

Né più e né meno ciò che hanno fatto i paesi veri vincitori delle guerre mondiali con la emigrazione dagli sconfitti… L’ acqua sotto i ponti è sempre la stessa.

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jenablindata 15 Gennaio 2022 - 3:55

casa loro,regole loro:
non ti sta bene?
resta a casa tua e non rompere i maroni…
e vale anche per i NOSTRI immigrati.

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fabio crociato 16 Gennaio 2022 - 12:47

x JB : la questione è che molti immigrati, non tutti (!), sono costretti in un modo o nell’ altro, volenti o nolenti, coscienti o incoscienti… è un casino voluto dalla finanza capitalistica, “schivata” da un certo Marx, anticapitalistra parziale!

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jenablindata 18 Gennaio 2022 - 3:41

resto della mia idea.
qui in italia abbiamo centinaia di migliaia di giovani che emigrano ogni anno,ma la situazione italiana NON è quella del primo dopoguerra:
le risorse ci sono,come pure le possibilità di lavoro,
tanto è vero che abbiamo quasi una decina di milioni di immigrati in casa,di cui almeno sei o sette fanno lavori scomodi…
che i nostri viziatissimi italiani non vogliono fare.
anche prima dell’immigrazione,c’era chi lavorava nei campi,in edilizia,come badanti,
nelle stalle,nei locali pubblici ecc.

ma se di piegar la schiena non ne vuoi sapere,di far fatica fisica neppure,di sporcarti nemmeno,
di lavorar di notte o nei fine settimana neanche a parlarne…
è OVVIO che un lavoro su misura tu non lo troverai mai,
o ti ritroverai a lavare piatti a londra o in germania,che fa tanto nàif.

ed è altrettanto ovvio che i cosidetti lavori “necessari” in patria…
cioè quelli indispensabili a mandare avanti un paese,li faranno altri:
e quando arriva l’inverno della crisi,CHI c’è a fare i lavori incomprimibili?

l’extracomunitario,che grazie ad essi si mantiene una famiglia qui in italia oppure fa sparire migliaia di miliardi all’estero ad arricchire altri paesi impoverendo il nostro…..
mentre tu insegui l’araba fenice del lavoro che ti piace e che non c’è,
oppure sei a casa a preder la paghetta dei genitori a quarant’anni suonati.

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