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Scandalo o sceneggiata? Cosa non torna sul caso dei documenti “segreti” di Biden

by Eugenio Palazzini
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biden documenti

Roma, 23 gen – Quanto materiale “top secret” aveva nascosto Joe Biden? E perché lo aveva celato sinora? Domande che al momento restano senza risposte certe. Di sicuro però, il leader della Casa Bianca non aveva consegnato, al tempo in cui era il vice di Obama, diversi documenti classificati come riservati. Una riconsegna prevista dalla legge statutinense, una volta concluso il mandato da presidente o vicepresidente Usa. Intanto l’Fbi, durante una perquisizione effettuata venerdì 20 gennaio a casa di Biden, nel Delaware, ha sequestrato altri sei documenti, dopo quelli rinvenuti dagli avvocati del presidente americano lo scorso novembre e altri ancora trovati a inizio gennaio in un ufficio al Penn Biden Center di Washington, che Biden usava quando era presidente onorario dell’Università della Pennsylvania, esattamente dal 2017 al 2019.

Documenti ritrovati, cosa rischia Biden

In termini strettamente penali, è bene precisarlo, il presidente degli Stati Uniti non rischia nulla. Sta di fatto che la vicenda dei documenti non consegnati, a questo punto, sembra sempre più simile a quella con protagonista il predecessore Donald Trump e secondo i media americani potrebbe finanche compromettere la ricandidatura di Biden alle elezioni del 2024. A livello di immagine è insomma un colpo duro, almeno in apparenza.

Cosa non torna su questo caso

A rivelare ai media americani il ritrovamento dei sei nuovi documenti non consegnati da Biden, è stato l’avvocato del presidente, Bob Bauer. “Il dipartimento di Giustizia ha portato via il materiale che riteneva rilevante per la sua indagine, inclusi sei documenti contrassegnati come classificati”, ha fatto sapere Bauer, specificando che alcune delle carte portate via dai federali risalgono addirittura al tempo in cui l’attuale presidente Usa era senatore (dal 1973 al 2009), mentre altre sono del periodo in cui era il vice di Obama. I legali di Biden hanno inoltre precisato che al Dipartimento di Giustizia è stato consentito il pieno accesso all’abitazione di Biden, sperando in questo modo di non affossare l’immagine del presidente agli occhi dell’opinione pubblica e degli elettori.

Siamo però di fronte a uno strano giallo. E’ difatti piuttosto curioso che proprio i legali di Biden abbiano prima rivelato l’esistenza di documenti “segreti” conservati dal presidente Usa in un ufficio e poi consentito il ritrovamento di altre carte a casa dello stesso Biden.

Sorgono, inevitabili, alcuni interrogativi al riguardo: come mai, a distanza di anni, proprio lo staff di Biden ha tirato fuori questi documenti? Si tratta davvero di una clamorosa scoperta e di una conseguente, quanto corretta, segnalazione alle autorità giudiziarie? E ancora: possibile che Biden non sapesse di avere altri documenti in casa e li abbia fatti rinvenire all’Fbi durante una perquisizione, di fatto, ampiamente prevedibile? E’ piuttosto strano che Biden si autodenunci così, a meno che non si voglia pensare a un complotto del suo staff contro di lui. Improbabile, esattamente come è inverosimile che i documenti emersi contengano informazioni scottanti. Dunque, a che gioco sta giocando Biden?

Eugenio Palazzini

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