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“La scienza? E’ razzista”. La rivista scientifica Cell si piega al Black lives matter

by Cristina Gauri
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Roma, 10 giu – La «chiamata al mea culpa» generalizzata che le proteste del Black lives matter hanno innescato in seguito alla morte di George Floyd sta investendo ogni aspetto della società civile. Cinema, televisione, cultura, monumenti, storia, politica, marketing, tutto il mondo – o quasi – sta poggiando in terra il ginocchio per riconoscere il tanto vituperato quanto inesistente «peccato originale» del razzismo intrinseco, quello originato dal colonialismo – come se questo fosse un’esclusiva europea – che poi sfocia in un necessario, quasi auspicato autorazzismo anti-bianco.

Scienza e quote nere

Questo tsunami di «vergogna bianca» ha ora investito anche la scienza, e la chiamata parte da Cell, una delle più prestigiose riviste scientifiche americane. In un editoriale pubblicato oggi presenta un’analisi di tutti i modi in cui la scienza è complice di un razzismo «manifesto e sistematico» che prospera grazie all’ «epidemia di diniego del ruolo integrale che ogni singolo membro della società gioca nel sostenere lo status quo». L’epidemia quindi, non è più quella del coronavirus, ma del razzismo. Tutto come da copione. E qui Cell parte a battersi il petto per la sottorappresentazione, di seguito annunciando il ricorso alle «quote nere» nel proprio organico. «La nostra rivista, impegnata nella pubblicazione e diffusione di entusiasmanti lavori nel campo delle scienze biologiche, è composta da 13 editor scientifici. Nessuno di noi è nero. Ma la sottorappresentazione degli scienziati neri va oltre il nostro team: riguarda i nostri autori, i revisori e il comitato consultivo».

Una razza che esiste solo quando fa comodo

«La scienza ha un problema di razzismo», per vederlo basta guardare alla «storia della genetica umana, un campo che è stato ripetutamente usato come fondamento scientifico per la definizione di ‘razze’ umane e per sostenere diseguaglianze intrinseche. I propugnatori dell’eugenetica usano gli alleli che portiamo come ragione per dichiarare una superiorità razziale, come se l’espressione di un gene della lattasi avesse a che fare con l’umanità di una persona. La razza non è genetica». Ma non solo così si manifesta il razzismo per Cell: vi è anche una «estrema disparità di database genetici e clinici che gli scienziati hanno costruito». La maggior parte dei dati è riferita ai bianchi, «le cui malattie sono molto più studiate e comprese rispetto a quelle dei neri». Ah! Quindi in questo caso le razze esistono?

Neri o semplicemente poveri?

Per non parlare del diritto alla salute dei neri: «le statistiche sulle disparità di morbilità e mortalità negli ospedali di tutto il Paese, evidenziata dalla corrente pandemia: chiediamoci perché le donne di colore hanno una probabilità cinque volte maggiore delle donne bianche a morire durante la gravidanza, o perché i bambini neri hanno il doppio delle probabilità di morire rispetto ai bambini bianchi nati negli Stati Uniti. La salute dei neri non è mai stata la priorità». Si potrebbe controbattere che forse il problema non è il colore della pelle ma la povertà, che si estende a tutte le varie sfumature melaniniche, ma Cell da quell’orecchio pare non sentirci.

E articola solennemente una promessa articolata in quattro punti: 1) la rappresentanza: «ci impegneremo a rappresentare e amplificare la voce degli scienziati neri sulla rivista e sui social media». Benissimo: verranno scelti in base al colore della pelle o alle competenze?  2) educazione: «ci impegneremo a presentare le problematiche più rilevanti per la comunità scientifica nera»; 3) diversificazione: «aumenteremo la diversità nel nostro comitato consultivo e nel nostro pool di revisori»; 4) ascolto: «se ci sono modi in cui possiamo usare la nostra voce e la nostra piattaforma per aiutare la comunità di scienziati neri, siamo pronti a imparare». «Quasi sicuramente faremo degli errori lungo la strada», conclude Cell battendosi il petto. «Ma il silenzio non è e non sarebbe mai dovuto essere un’opzione. La scienza ha un problema di razzismo. Gli scienziati sono problem solvers. Andiamo dritti al punto». Cartellino dell’antirazzismo timbrato anche per la rivista Cell.

Cristina Gauri

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1 commento

SergioM 10 Giugno 2020 - 7:48

CRISTO !
Avete MAI visto un negro di merda
dipingere la Cappella Sistina ?
Avete mai visto un negro di merda scrivere
un algoritmo per l’ IA ?
Avete mai visto un negro di merda fare qualcosa ,
qualunque cosa a parte lagnarsi del razzismo ?
e farsi mantenere dai BIANCHI ????
ORA BASTA !!!!
ORGOGLIO BIANCO ORA !!!!!!
White POWER NOW 👌

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