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Truppe del Senegal invadono il Gambia: nuovo ultimatum per Jammeh

by Paolo Mauri
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guerraBanjul, 20 gen – Le prime voci riportate ieri di truppe di una “forza regionale” che hanno attraversato il confine col Gambia trovano oggi conferma: l’esercito senegalese, unito ad altre nazioni dell’Africa Occidentale (Ecowas), ha invaso il Gambia e sta marciando senza trovare resistenza verso la sua capitale, Banjul. Secondo quanto riportato dalla Bbc al presidente e dittatore Jammeh è stato dato un secondo ultimatum per abbandonare la carica senza spargimenti di sangue o sarà destituito dalle forze appoggiate dall’Onu che in questo momento sono state fermate a pochi chilometri dalla capitale. L’ultimatum scadrà a mezzogiorno ora di Banjul, l’una in Italia, e qualora il presidente non cederà la coalizione a guida senegalese entrerà nella capitale e destituirà il decennale dittatore africano.
Ieri intanto, la mozione presentata al Consiglio di Sicurezza dell’Onu dal Senegal, è stata approvata da 15 Stati membri sebbene il Consiglio stesso abbia auspicato una risoluzione politica del conflitto. Intanto però il portavoce dell’Esercito Senegalese, il Col. Abdou Ndiaye, ha dichiarato che “E’ già guerra, se troveremo qualche resistenza la combatteremo” aggiungendo che “Se ci sono persone che stanno combattendo per l’ex presidente (Jammeh n.d.r.) le combatteremo” assicurando però, allo stesso tempo, che le truppe del Senegal si trovano in Gambia per ristabilire la democrazia e permettere al neo eletto presidente Barrow di prendere il potere.
Presidente eletto che, a causa della situazione interna, ha tenuto il discorso di insediamento dall’ambasciata gambiana a Dakar, in Senegal, ordinando anche alle truppe dell’esercito di restare nelle caserme sottolineando come chiunque disobbedirà a quest’ordine sarà considerato un “ribelle” e come tale verrà trattato.
Intanto Jammeh fa sapere che resterà in carica finché non saranno chiariti i risultati elettorali, viziati, secondo il dittatore, da brogli e per questo nella giornata di ieri ha dichiarato 90 giorni di stato di emergenza; la stessa commissione elettorale, però, nonostante abbia ammesso che ci siano state delle iniziali irregolarità nei conteggi, fa sapere che comunque questi non hanno avuto alcuna influenza nella vittoria di Barrow.

Paolo Mauri

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