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Il primo sindaco di Chicago “nera e lesbica” non verrà rieletto. “Con lei omicidi e crimini alle stelle”

by Cristina Gauri
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sindaco chicago

Roma, 1 mar — Incredibile a dirsi, non è servito a nulla essere nera, lesbica e democratica per farsi volere bene dai propri elettori: il sindaco di Chicago Lori Lightfoot ha perso ieri la corsa per la rielezione, aggiudicandosi l’imbarazzante primato che la vede come unico primo cittadino della città, negli ultimi 40 anni, a non ottenere la riconferma al secondo mandato. Prima di lei, riporta la Nbc, toccò nel 1983 a un’altra donna, la dem Jane Byrne.

Il sindaco di Chicago Lori Lightfoot perde la rielezione

Colpa del patriarcato misogino ad eteronormativo? Colpa del razzismo? Niente di tutto questo. Sotto la Lightfoot, eletta nel 2019, i tassi di omicidi sono saliti ai massimi generazionali, in particolar modo nelle sacche del South e West Side già storicamente piagate da criminalità e violenza armata. E in tutta Chicago, fa sapere il New York Times, la cittadinanza ha percepito una progressiva diminuzione della sicurezza nel corso degli ultimi tre anni — un recente sondaggio ha rivelato che il 63% degli abitanti di Chicago sostiene di non sentirsi al sicuro — e un aumento di crimini come rapine, rapine, furti d’auto e altri reati contro la proprietà. Nel 2021 Chicago ha registrato il maggior numero di omicidi in un quarto di secolo, 797, e più di 3.500 sparatorie, ovvero 1.400 in più rispetto a quelle registrate nel 2019, anno di elezioni di Lightfoot. L’anno scorso, il numero di omicidi è sceso dai massimi della pandemia, ma il totale — 695 — rimane comunque uno dei più alti dell’ultimo quarto di secolo.

Una carriera basata sull’inclusività

Lightfoot aveva sconfitto l’avversaria Toni Preckwinkle – anch’essa democratica – con il 73,7% di preferenze, conducendo una campagna elettorale basata su temi fortemente progressisti e sulla riduzione delle disuguaglianze sociali e razziali. «Oggi, avete fatto ben più che la Storia», aveva detto il neoeletto sindaco di Chicago ai suoi elettori, «avete creato un cambiamento».

La sua elezione aveva mandato in brodo di giuggiole i media e le personalità liberal di tutto il mondo, più preoccupati di cantare vittoria sull’orientamento sessuale e sul colore della pelle della Lightfoot che di sapere come sarebbe riuscita a mettere in pratica quanto promesso in campagna elettorale, in una città devastata dalla criminalità e dalla violenza, dalla povertà e dalla disoccupazione, divorata dal cancro della corruzione ad ogni livello della propria amministrazione.

Vincono gli uomini

Quattro anni dopo, la risposta a questi quesiti la danno le urne: i due candidati passati al ballottaggio sono l’ex amministratore delegato delle scuole Paul Vallas, che ha ricevuto il maggior numero di voti al 35%, e il commissario della contea di Cook Brandon Johnson, che ha ottenuto il 20% dei voti. Lightfoot si è dovuta accontentare di un misero 16%. Per Vallas hanno pagato le posizioni più dure verso il crimine e un atteggiamento meno estremista di Lightfoot; Johnson, al contrario, sfacciatamente di estrema sinistra, è rimasto parzialmente penalizzato dal precedente sostegno alla riduzione dei finanziamenti alla polizia — poi ritrattato.

L’ormai ex sindaco di Chicago ha chiamato Johnson e Vallas per congratularsi con loro per il ballottaggio, che avverrà il 4 aprile. «Ovviamente non abbiamo vinto le elezioni oggi, ma io sono qui a testa alta», ha twittato Lightfoot. «Farò il tifo e pregherò per il prossimo sindaco di Chicago».

Cristina Gauri

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1 commento

Byd 1 Marzo 2023 - 11:13

Ce l’hanno anche da noi adesso ma a farla nera ci pensano più avanti

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