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Siria, l’esercito turco sta per varcare il confine. Mosca: “Dialogo unica soluzione”

by Adolfo Spezzaferro
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Damasco, 9 ott – Aumenta l’escalation militare turca contro Damasco. Una serie di raid di artiglieria sono stati compiuti dalla Turchia nelle ultime ore contro postazioni curdo-siriane nel nord della Siria, a est e a ovest dell’Eufrate. Lo riferiscono media locali. I bombardamenti di artiglieria si sono verificati nella notte nella località di Ayn Issa, lungo il confine tra Turchia e Siria, e nella località di Minnagh, tra Aleppo e la frontiera turca. “L‘esercito turco, insieme all’Esercito siriano libero, a breve attraverserà il confine turco-siriano“. Lo annuncia il portavoce della presidenza turca Fahrettin Altun, in un tweet pubblicato nella notte. “I militanti delle Ypg (le Unità di protezione popolare, ndr) possono disertare oppure impediremo loro di interrompere i nostri sforzi anti-Isis”, è la minaccia rivolta alle milizie curde (che Ankara considera “organizzazione terroristica”).

Esercito turco e Els ammassano truppe e mezzi sul confine

L’esercito turco continua a schierare uomini al proprio confine sud est con la Siria, in vista di una imminente operazione militare a est del fiume Eufrate. In base a quanto riferiscono i media turchi un convoglio di 130 mezzi blindati ha raggiunto il confine di Akcakale, nella provincia di Urfa, molto vicino alla città curda di Kobane, situata pochi chilometri oltre confine. Dal canto suo, l’Esercito libero siriano (Els), nemico del governo siriano di Assad, ha portato a termine i preparativi per una nuova operazione militare nel nord della Siria e con un contingente di 14 mila uomini è pronto a combattere al fianco della Turchia. A riferirlo sono i media turchi, secondo cui l’Els avrebbe raggiunto la provincia di Urfa, al confine con la Siria, con tir carichi di munizioni e armi pesanti.

Lavrov: “Unica soluzione per le tensioni è il dialogo”

“Abbiamo ripetutamente espresso la nostra posizione su quello che sta accadendo nel nord est della Siria, inclusa la regione al confine turco-siriano. E la nostra posizione è inequivocabile e si basa sulla necessità di risolvere tutti i problemi di questa parte della Siria attraverso un dialogo tra il governo centrale di Damasco ed i rappresentanti delle comunità curde che storicamente risiedono in questo territorio”. Così in conferenza stampa il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. I curdi nella regione “sono molto preoccupati” dopo l’annuncio degli Stati Uniti del ritiro parziale delle truppe e “temono che incendierà l’intera regione”. “Bisogna evitarlo a tutti i costi“, avverte Lavrov ribadendo che “non ci sono giustificazioni per la condotta degli Stati Uniti sul territorio siriano e che la loro presenza illegale in Siria deve finire“. Il ministro russo spiega che “ieri abbiamo avuto modo di confrontarci con alcuni rappresentanti del governo siriano e della comunità curda nel paese, ed entrambi si sono detti pronti ad avviare un dialogo bilaterale: ci aspettiamo pieno sostegno anche dalla comunità internazionale“. Intanto alcuni parlamentari russi condannano la Turchia per la sua “condotta criminale” in Siria.

Erbil: “Offensiva turca rischia di indebolire la lotta all’Isis”

L’annunciata offensiva della Turchia rischia di indebolire la lotta all’Isis e di creare una nuova crisi umanitaria nel Paese. A lanciare l’allarme è il governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno. In una nota si legge che le autorità di Erbil sono “molto preoccupate per la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dalla zona sicura nella Siria nordorientale e dalle notizie di una potenziale operazione militare unilaterale della Turchia”. “Il governo – prosegue il comunicato – fa appello alla Turchia, in quanto membro della coalizione globale, ad evitare qualsiasi iniziativa che possa danneggiare i progressi fatti contro l’Isis, tra cui mettere a repentaglio la detenzione dei foreign fighter“. “Le conseguenze di un’escalation militare – ha concluso Erbil, stando a quanto riferito dall’emittente Rudawhanno implicazioni che vanno oltre i confini della Siria, creando le condizioni per un ritorno dell’Isis e per numerosi sfollati”.

Adolfo Spezzaferro

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